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giovedì 7 dicembre 2017

Bersaglieri, al galoppo! - Bersaglieri montati in Sicilia nel 1875

Nell'immaginario collettivo i bersaglieri arrivano a passo di corsa con le piume che si agitano al vento, c'è stato però un breve periodo nel quale alcuni fanti piumati adottarono il cavallo come strumento di servizio.

Nel 1875 l'ancora giovane Regno d'Italia iniziava una lotta che, come testimoniato dalle cronache dei telegiornali, continua ancora oggi, ossia la lotta contro la Mafia in Sicilia.
Le forze messe in campo furono massicce, nella relazione d'inchiesta Franchetti-Sonnino del 1875-1876 si legge infatti che nell'isola erano presenti "ventidue battaglioni e mezzo tra fanteria e bersaglieri, due squadroni di cavalleria e quattro plotoni di bersaglieri montati, oltre i carabinieri".

I bersaglieri montati dovrebbero la loro origine dalla necessità di avere un'unità capace di muoversi agevolmente nelle asperità del terreno siciliano e, considerando che un plotone aveva più o meno una 40ina di uomini, l'intero reparto contava poco più di 160 unità e questo spiega la poca conoscenza dell'argomento, nonchè la rarità di scatti che li vedono ritratti.

A livello uniformologico poche sono le informazioni rintracciabili, esplicativa però è questa tavola del 1875 disegnata dal maestro Quinto Cenni:


Dal volume di Giorgio Cantelli "Le uniformi del Regio Esercito nel periodo umbertino" vi è una descrizione più dettagliata degli elementi distintivi di questo reparto:

Ufficiali

La giubba in panno turchino scuro si portava sbottonata con il gilet scoperto, i due revers erano rovesciati sul petto e fissati alle rispettive bottoniere. Il berretto, portato al posto del berretto piumato, era solitamente protetto da una foderina bianca. Ai piedi stivali di pelle nera alla scudiera portati sopra i pantaloni.
Come armamento al fianco sinistro portavano, in sostituzione della sciabola, la fondina in cuoio del revolver, in vita invece cingevano una cartucciera da cacciatore e carabina a tracolla.

Truppa
La truppa non vide grandi variazioni rispetto alla tenuta classica; come armamento invece erano abbastanza allineati agli ufficiali: cartucciera in vita, revolver al fianco e carabina a tracolla.

Testimonianze fotografiche

Vediamo adesso un paio di foto dell'epoca.

In questo scatto vediamo un caporale ritratto nello studio Seffer di Palermo. 


In questo particolare si vede meglio l'arma principale, in questo caso una doppietta da caccia in luogo del canonico Vetterly 1870 monocolpo, e quella secondaria, una pistola ad avancarica portata al fianco:


Guardando gli stivali si nota che su quello destro è assente lo sperone che, invece, sembra di intravedere su quello sinistro. Questo accorgimento era adottato per meglio assumere la posizione di tiro in ginocchio.




In quest'altra istantanea troviamo invece il Tenente Michelotti Ulderigo, del 3° Bersaglieri, ritratto sempre nello studio Seffer nel 1877. La posa molto guascona permette di apprezzare bene il revolver in vita, a differenza della descrizione del Cenni in questo caso solo la parte alta dei due revers è abbottonata risvoltata, a creare l'effetto di bavero aperto.
Al retro una simpatica dedica che recita:
"All'amico Compiano in memoria della barba vegetata e coltivata nelle libere arie di Collesano"
ci permette di conoscere destinatario dello scatto, ossia tenente Compiano Lorenzo anche lui del 3°, e la possibile zona di operazioni del reparto, ossia il comune di Collesano a circa 70 km da Palermo.




Al momento purtroppo queste sono le due uniche foto reperite, speriamo in futuro di riuscire ad integrare la documentazione in merito.

A cura di
Arturo E.A.

Bibliografia:
- Annuario Militare del Regno d'Italia 1876, Carlo Voghera editore, Roma;
- Cantelli Giorgio "Le uniformi del Regio Esercito Italiane nel periodo Umbertino" , USSME 2000;
- Le uniformi Italiane nel codice Cenni, Editoriale Nuova SPA, Novara 1982

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