venerdì 29 marzo 2024

Ugo Meacci - Un ufficiale dei Granatieri di Sardegna alla prova del fuoco (9 giugno 1915)

Questo breve articolo prende le mosse, come di consueto per il nostro blog, da un oggetto: stavolta, un bel ritratto forografico cartonato, acquistato per pochi spicci su un noto sito d'aste online. La foto, pur alquanto rovinata, non poteva lasciarci indifferenti: un giovane ufficiale dei Granatieri dallo sguardo malinconico, fiero nella sua grande uniforme. Due dettagli, in particolare, ci colpirono: due decorazioni sul petto, evidentemente aggiunte postume; una dedica a penna, nello spigolo destro: "Per ricordo affettuoso, la famiglia Meacci".


Ugo Meacci nella grande uniforme da sottotenente dei Granatieri di Sardegna (collezione dell'Autore).

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Ugo Meacci nacque a Lucca il 5 ottobre 1892. Il padre, Demetrio Meacci, futuro cavaliere ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia, era un agiato imprenditore, impegnato in varie attività economiche, specialmente nel campo delle costruzioni. La famiglia si trasferì presto a Roma, ove il giovane Ugo crebbe venendo poi ammesso al Collegio Militare. Conclusi gli studi nel 1911, il giovane passò a frequentare la Regia Scuola d'Applicazione degli Ingegneri. Avviato a una brillante professione nel campo dell'ingegneria, egli decise però di dedicarsi alla carriera militare. Nel 1913, arruolatosi nei Granatieri di Sardegna, svolse, presso il 2° Reggimento, il corso per allievi ufficiali di complemento, uscendone col grado di sottotenente. Il 29 febbraio 1915 fu trasferito al 1° Reggimento, ormai alla vigilia dell'entrata in guerra del Regno d'Italia.

Il 22 maggio, Ugo Meacci lasciò Roma insieme al suo reggimento, per approssimarsi alla frontiera con l'Austria-Ungheria. Il 24 maggio 1915, giorno della dichiarazione di guerra, la Brigata Granatieri si trovava nei pressi di Palmanova, inquadrata nella 13^ Divisione del III Corpo d'Armata, assegnato alla Terza Armata. Il giorno seguente, al comando del maggior generale Luigi Pirzio Biroli, la Brigata varcò il confine tra Palmanova e Visco.

Il primo combattimento con gli austro-ungheresi avvenne il 4 giugno quando, attraversato l'Isonzo, la Brigata Granatieri occupò il paese di Pieris, ampliando, nei giorni seguenti, l'occupazione della sinistra tra Begliano e San Canziano. 

Situazione delle forze contrapposte nel settore del basso Isonzo la sera dell'8 giugno 1915 (da L'Esercito italiano nella Grande guerra, op. cit.).

Tuttavia, anche il riassunto storico della Brigata precisa che il "primo vero e proprio attacco contro posizioni organizzate" avvenne solo il pomeriggio dell'8 giugno e, ancor più intensamente, il giorno 9 giugno, nel settore a sud di Selz.

In questa prima decina di giorni di campagna, il morale del sottotenente Meacci, da quanto riferì poi la famiglia, era assai alto, pieno di fiducia per i progressi delle nostre truppe:

"Le lettere alla famiglia, piene di semplicità ma di nobilissimo sentimento, finivano sempre così: "vado sempre più avanti"" [1].

Nel combattimento del 9 giugno, però, i granatieri dovettero confrontarsi per la prima volta con i profondi e robusti reticolati allestiti dal nemico. La giornata si concluse con l'occupazione della Quota 61. Tuttavia, ciò avvenne a prezzo di pesanti perdite, funesto presagio degli indicibili sacrifici che i granatieri avrebbero sopportato nei successivi tre anni di guerra.

Dettaglio dello schizzo precedente. Come si nota, la Brig. Granatieri era schierata di fronte a Monfalcone. A fronteggiarla, la 6^ Brigata da Montagna A.U.
 

Il riassuto storico, ancora, registra 282 complessive per entrambi i reggimenti della Brigata Granatieri, dei quali ben 10 ufficiali. 

Quanto alla sorte di Ugo Meacci, così l'Albo d'Oro del Collegio Militare di Roma ne avrebbe descritto l'ultima giornata:

"Il 9 giugno, alla battaglia di Monfalcone, elettrizzati con la parola e con l'esempio i Suoi granatieri, corse baldo all'assalto, al grido di "Viva il Re". E al grido di "Viva il Re" cadde eroicamente, col viso rivolto verso le nuove frontiere della più grande Italia" [2].

Dietro questa narrazione, assai densa di retorica, si celava però una triste realtà: Meacci, gravemente ferito, fu soccorso e trasportato al posto di medicazione reggimentale.

In una lettera al padre, il cappellano del 1° Granatieri, don Eugenio Fusconi, avrebbe infatti così ricordato:

"Il suo figliuolo che ha lasciato tanto profondo compianto in questo reggimento perché tanto buono ed amabile, fu ferito nel combattimento del 9 giugno. Trasportato subito al posto di medicazione e constatata la gravità delle ferite, egli stesso volle che i medici, infermieri attendessero a sollevare gli altri, non pensando alla sua persona. Quanta impressione lasciarono nei nostri cuori le sue dolci parole di conforto per tutti. A me che spesso l'avvicinavo, raccomandava di correre presso i più gravi; quando gli infondevo coraggio, mi rispondeva che ne aveva tanto e confidava in Dio" [3].

Si chiuse così, dopo solo un paio di settimane, l'esperienza guerresca di questo giovane ufficiale, e così, purtroppo, anche la sua esistenza terrena.

Dettaglio della foto di cui sopra (collezione dell'Autore).

Alla sua memoria fu poi concessa la Medaglia d'Argento al Valor Militare, con la seguente motivazione:

"Condusse con perizia ed arditezza il suo reparto. Caduto ferito il coandante della compagnia, assunse il comando di quest'ultima, mantenendola sotto vivissimo fuoco nemico, finché egli pure cadde ferito mortalmente".

Insieme a lui, il 9 giugno caddero in combattimento anche 236 granatieri del 1° Reggimento, tra i quali, oltre a Meacci, altri nove ufficiali: anzitutto, il tenente colonnello Umberto Coppi; il maggiore Pietro Manfredi; i tenenti Adriano Giombetti e Carlo Ricci Spadoni; i sottotenenti Leone Bersani, Fazio Fazi, Amedeo Marsigli, e Gino Melani [4].

Ugo Meacci fu sepolto nel piccolo cimitero di guerra di Staranzano, "in mezzo a due Suoi granatieri", da dove sarebbe poi stato traslato, nel dopoguerra, probabilmente a Roma. Infatti, presso il cimitero del Verano esiste tuttora un pregevole monumento funebre che ricorda il giovane sottotenente (le cui foto si possono vedere qui).

Negli anni Venti, il padre Demetrio, per perpetuare la memoria dell'amatissimo figlio, collaborò e contribuì economicamente alla fondazione del Museo Storico dei Granatieri.

Per ricordare il suo prediletto, Demetrio Meacci ebbe, poi, un altro pensiero affettuoso: intitolargli un motopeschereccio che, insieme al socio Menotti Lazzarini, possedeva nel porto di Anzio. Così, il "Granatiere Ugo" (questo il nome del peschereccio) avrebbe solcato ancora a lungo le acque del Mar Tirreno [5].

Alla memoria di Ugo Meacci e dei suoi compagni d'arme caduti insieme a lui, dedichiamo un reverente pensiero, e questo post.

A cura di Niccolò F.

NOTE

1. Albo d'Oro, cit., p. 139.

2. Ivi.

3. Il Corriere d'Italia, 10 giugno 1916. 

4. E. Cataldi, Storia, op. cit., p. 163.

5. Annuario Navale del 1926.

BIBLIOGRAFIA

- Albo d'Oro del Collegio Militare di Roma, p. 139.

- Enzo Cataldi, Storia dei Granatieri di Sardegna, Roma, 1986.

 - USSME, L'Esercito Italiano nella Grande Guerra (1915-1918), Vol. II, Tomo 1, Roma, Libreria dello Stato. 

- USSME, Riassunti storici dei Corpi e Comandi, Vari Volumi, Roma, Libreria dello Stato.