giovedì 22 dicembre 2016

"Qualche suola di pelle d'agnello..." - Le cartoline dei nostri soldati al "Laboratorio Camperio"


"Oggi ho ricevuto il suo pacco che mi ha spedito e sono stato molto contento. [...]
Saluti, soldato Colombo Antonio."
Cartolina spedita da Antonio Colombo, soldato del 23° Reggimento Artiglieria da Campagna, I Sezione, Acqui, 22 dicembre del 1916.
Il periodo natalizio è forse il più indicato per raccontare questa piccola ma preziosa storia di cento anni fa: una storia di generosità, gelo invernale, pacchi dono e gratitudine.
Qualche anno fa, chi scrive recuperò un piccolo lotto di cartoline, di tipologia eterogenea (cartoline postali delle Regie Poste, cartoline militari in franchigia, cartoline illustrate...), accomunate da due aspetti: l'essere, tutte, direttamente o indirettamente indirizzate ad un certo "Laboratorio Camperio"; e il fatto di riguardare la spedizione di indumenti di lana a nostri soldati al fronte.
A cento anni esatti di distanza da una di queste cartoline, vi proponiamo questa piccola ricerca.
Lavori di cucito mentre gli uomini di casa si trovano al fronte. Cartolina illustrata (tratta da www.storiatifernate.it)
Prima di lasciare spazio a queste, ci pare, commoventi cartoline, è necessario spendere qualche parola sulla destinataria di esse, Maria Camperio.
Costei, in realtà, si chiamava Marie Josephine Siegfried Blech, ed era nata nel 1841 a Mulhouse, nell’Alsazia francese, da una famiglia di facoltosi imprenditori tessili. Di “natura dolce ma decisa, umanitaria, ma dotata di un carattere forte e autonomo” [1], Marie Siegfried, allo scoppio della Guerra Franco-Prussiana del 1870, aderì alla Croce Rossa prestando servizio come infermiera volontaria nell’assistenza ai feriti di guerra. L’anno successivo, poco prima della formale annessione dell’Alsazia alla Germania, si sposò a Mulhouse con un altro personaggio eccezionale, Manfredo Camperio.

Questi, di importante famiglia milanese – imparentato, per parte materna, anche con i fratelli Giacomo e Filippo Ciani, patrioti italo-ticinesi -, dopo aver partecipato al Risorgimento prima nelle vesti di cospiratore – subendo anche la carcerazione e deportazione in Austria - e poi  di combattente nelle Guerre d’Indipendenza, si era dedicato all’esplorazione: intrapresi numerosi viaggi in Asia e in Africa, aveva poi fondato il periodico “L’esploratore” e, soprattutto, la Società di Esplorazione Commerciale in Africa, per coniugare i progetti di espansione coloniale italiani con quelli di sviluppo commerciale e industriale [2].
La coppia ebbe quattro figli: oltre a Fanny e Giulio, deceduti in gioventù, Filippo detto Pippo (1873-1945) ufficiale di carriera della Regia Marina, e Sita (1877-1967). Quest’ultima, apprezzata violinista, sulle orme della madre si impegnò nella Croce Rossa quale infermiera volontaria, vera “pioniera delle crocerossine italiane poiché […] fu promotrice del movimento e partecipò in prima persona alla fondazione e diffusione delle scuole professionali CRI d’insegnamento infermieristico”[3]. Nel 1899, poco prima della morte del padre, sposò a Milano Luigi Alberto Meyer (1859-1928), rampollo di una famiglia di industriali svizzeri del settore serico.  

I sentimenti pacifisti e umanitari di Maria Camperio, uniti al forte patriottismo dei figli Filippo e Sita, a ciò educati dal padre Manfredo, trovarono modo di esprimersi variamente di fronte alla Grande Guerra. Filippo Camperio, dopo aver ricoperto altri incarichi in Marina, durante la guerra fu peraltro posto al comando della Piazza Marittima di Grado. La figlia Sita Meyer Camperio, a sua volta, avrebbe prestato servizio – con incarichi sempre più importanti – presso il Corpo Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana, per tutta la durata del conflitto (e poi ancora, al termine di esso, nei tragici mesi della pandemia di febbre spagnola). Ma anche la madre, Marie Camperio, pur anziana, trovò il modo di tener fede ai suoi ideali caritatevoli: fece dunque pubblicare, sul Corriere della Sera, un annuncio nel quale si invitavano le lettrici a partecipare a un'iniziativa benefica in favore di quanti si trovavano al fronte.

Lavori di cucito per i soldati al fronte. Cartolina di comitato "Pro Lana pei Soldati" (coll. d.A.).

Per coniugare le esigenze dei nostri soldati con le possibilità organizzative del pubblico femminile, le signore Camperio pensarono dunque di contribuire direttamente al vestiario dei combattenti, con quanto di più necessario per affrontare i rigori invernali: ovvero, gli indumenti di lana. Non si trattava, invero, di un'idea nuova, ed erano già attive - o lo sarebbero state nel corso del conflitto -, in Italia ed anche in Lombardia, altre iniziative consimili.

Intestazione del Fondo "Lana per i Militari alle Armi" costituito presso il Comitato Lombardo "Pro Esercito".

Ad ogni modo, grazie allo slancio generoso di queste gentili signore, nacque così il "Laboratorio Camperio", che si andava dunque ad affiancare alla rete di comitati e iniziative attive a Milano a beneficio dei soldati al fronte.
A svelare il funzionamento concreto dell'iniziativa contribuisce la cartolina che segue, indirizzata a Marie Camperio:

  •  da Ezilde Carletti, insegnante, da Scheggia (PG), 15/08/1915
"Egregia Signora, 
le ho spedito stamani due berretti per cui Ella, all'atto della mia iscrizione a socia del suo Laboratorio, mi dette la lana. Non ho potuto finire il secondo berretto per mancanza di lana. Data la distanza che separa il mio paese da Milano, non è conveniente per ora continuare l'associazione: vuol dire che, tornando costì, in ottobre, sarò orgogliosa di essere ammessa fra le socie del Suo Laboratorio. Per ora ho pensato ad organizzare qui del lavoro per i soldati. Tornando a ringraziarla per le squisite gentilezze usatemi spedendo roba per il mio fidanzato e a mio zio. 
La ossequio,
Ezilde Carletti, insegnante".
A quanto si può dedurre, le generose signore interessate ricevevano direttamente dal Laboratorio la materia prima - la lana, evidentemente procurata dalle Camperio avvalendosi dei contatti famigliari presso le industrie tessili milanesi - che poi provvedevano a lavorare direttamente a casa propria. I "prodotti finiti" - berretti, calze e quant'altro - erano poi riconsegnati al Laboratorio, che provvedeva a recapitarli ai destinatari.  

Si noti, in proposito, che la sede del Laboratorio - corrispondente al numero 62 di Corso Venezia, a Milano - coincideva con l'indirizzo di abitazione dei coniugi Camperio-Meyer. Ciò parrebbe confermare che la produzione vera e propria, per l'appunto, fosse completamente esternalizzata - si direbbe oggi - direttamente presso le abitazioni delle singole volontarie. Cosa che, invece, non sempre avveniva, come rivela la fotografia che segue (tratta dal sito www.storiatifernate.it) e che mostra uno dei tanti laboratori per la confezione di indumenti di lana sorti in Italia (in questo caso, quello di Città di Castello):

Immagine del Laboratorio per la confezione di indumenti di lana di Città di Castello (tratta da www.storiatifernate.it).


La cartolina di Ezilde Carletti è interessante anche per altri motivi. In primo luogo, la data di spedizione (agosto del 1915) dimostra che l'iniziativa fu concepita, dalle sue promotrici, sin dalle primissime settimane di guerra; in secondo luogo, provvedendo alla confezione di indumenti di uso prettamente invernale, sembra che le Camperio, e le loro gentili collaboratrici, avessero già compreso che la guerra non si sarebbe conclusa entro l'estate del 1915. In ultimo, la stessa identità della mittente non è priva d'interesse: Ezilde Carletti, maestra elementare, di ferventi sentimenti religiosi e attivista nelle organizzazioni cattoliche, era stata allieva di Clemente Rebora - a quel tempo ufficiale di complemento richiamato, poeta e poi, dopo la conversione religiosa, padre rosminiano - e sarebbe stata a questi vicina negli anni successivi alla conclusione del conflitto.

Ma come avveniva la selezione dei destinatari dei preziosi manufatti del Laboratorio? E' da ritenere che le promotrici - dati anche i loro legami personali con gli ambienti delle istituzioni benefiche milanesi - fossero, a tal scopo, in contatto diretto con organismi quali la Croce Rossa Italiana o i numerosissimi Comitati d'Assistenza fioriti sin dai primi tempi di guerra. Tuttavia, era anche possibile, da parte dei soldati infreddoliti, candidarsi direttamente:

  • Da Francesco Aragnino, soldato del 14° Reparto Auto[mobilisti], 60^ Sezione M..., XII Corpo d'Armata, Zona di Guerra, 15/02/1916
"Ill.mo Signor, 
avendo letto un articolo nel giornale corriere della sera, prega il sottoscritto trovandomi in zona di guerra con la stagione molto rigida, a volermi considerare come quell'altri per tali indumenti. Riceva i più distinti [saluti] insieme [al]la società che tanto ci pensa per noi al fronte.
Suo devotissimo
Aragnino Francesco"
Accanto a richieste, per così dire, generiche - come quella del soldato Aragnino - il Laboratorio ne riceveva altre, ben più circostanziate. Ecco cosa scriveva, con una bella prosa fiorita, il caporale Gugliotta, in quegli stessi giorni:
  • da Francesco Gugliotta, caporale della Sezione di Sanità della 24^ Divisione, Zona Carnia, 1° Reparto Carreggiato, 16 febbraio 1916
"Spettabile Ditta Laboratorio Camperio, 
Signor Direttore, le sarei grato se potesse fornirmi di indumenti di lana con qualche suola di pelle d'agnello. I soldati d'Italia profitteranno, ammirati, del filantropico sentimento che anima il resto di quelli che non trovansi al fronte e specie fra i freddi cuspidi culminanti della gelida Carnia.
Con profonda osservanza ed anticipati ringraziamenti,
dev. caporale Francesco Gugliotta"
Alla spigliata esplicitezza del caporale Gugliotta, fa da contraltare la discrezione, forse imbarazzata, del soldato Angelo Papa, in questa cartolina alquanto sibillina:
  • Da Angelo Papa, soldato dell'81° Reggimento Fanteria, 4^ Compagnia, Zona di Guerra, 29/04/1916
"Alla Vostra Signoria, 
vorrà scusare se mi permetto ad inviarle questa mia, sapendo la loro gentile cortesia.
Con ossequio, mi firmo
Angelo Papa."
Eppure, il soldato Papa aveva ben motivo di desiderare qualche presidio contro il freddo, quando si consideri che l'81° Reggimento Fanteria della Brigata "Torino", in quel periodo, si trovava schierato sul fronte Dolomitico, nel settore Settsass - Monte Sief, in posizioni poste mediamente intorno ai duemila metri di quota.
Ancora, si può notare come non fosse solo la truppa a beneficiare delle provvidenze del Laboratorio, ma anche gli ufficiali (pur se allievi, come nel seguente caso):

  • da Carlo Nava, Allievo Ufficiale, 37^ Divisione, Zona di Guerra, 19 agosto 1916
"Al sig. Enrico Meyer, Via Monte di Pietà n. 4.
Egregio Sig. Meyer, coll'animo commosso, ringrazio vivamente la S.V. e la Signora Meyer Camperio, tutte le dame milanesi, gentili collaboratrici dell'opera buona e santa che è il Laboratorio Camperio, per il pacco di indumenti che oggi ò ricevuto da cotesto comitato.
Inneggiando al Re e alla Patria, mi dico suo aff.mo 
Nava Carlo".

Tuttavia, gli ufficiali si potevano anche fare interpreti dei bisogni dei loro uomini, chiedendo - forse, anche in questo caso, per discrezione - l'intervento del Laboratorio per mezzo di conoscenze comuni:

  • da Palmira Zaccaria, Ponte San Pietro (BG), 5 ottobre 1916.
"Cara Signora,
 vengo a domandarle se fosse possibile che il suo Laboratorio mandasse un po' d'indumenti di lana al tenente Ernesto Donatelli, 7° Gruppo Alpini, 68^ Compagnia, Battaglione Cadore, V° Gruppo Alpini, amico di mio fratello, che gli scrive esservi già un metro di neve nella posizione in cui si trova al fronte e che i suoi soldati ne avrebbero bisogno. L'ha pregato appunto di raccomandarlo a qualche Laboratorio. Io non so se la mia domanda le parrà troppo indiscreta e se le sarà possibile accoglierla. In tal caso me lo faccia sapere che io cercherò di provvedere altrimenti.
Ringraziandola se mai anticipatamente e con tanti buoni saluti, mi creda
 sempre dev.[otissim]a,
Palmira Zaccaria."

Un alpino nella tormenta, testimonial della campagna "Date lana ai soldati". Cartolina illustrata (coll. d. A.).


Una richiesta indiretta è anche quella che perviene al Laboratorio da parte del soldato Aristide Carminati, tramite la madre di questi:
  • da Aristide Carminati, Zona di Guerra, 09/02/1917
"Cara mamma, ti scrivo queste due righe [per] darti le mie notizia. Mi trovo di buone salute e così spero di te e tua signora. Qui siamo in mezzo ai montagne ma l'arlia [sic] buona mi fa venire una fame terribile ma fa gran freddo. Desidero volentiere un paia di calze per i piede lunghe che rivano ai giniocchi.
O crsito [sic, scritto] al fratello Augusto [ma] non mi a ancora riposto. Fami sapere qualche cosa di lui.
Cara madre se può farli premura per le mie carte per recarmi a Milano a fare il soldato come lo sia [sic, sai] anche tu .
Ti saluto e un bacio da tuo
Aristide".

La spedizione dei pacchi, per l'appunto, avveniva mediante il servizio postale militare. Il traffico di corrispondenza, durante tutto il periodo di guerra, fu veramente imponente, e si possono comprendere i disguidi che spesso dovevano capitare in fase di consegna. La cartolina che segue è, a tal proposito, emblematica:

  • da Angelo Giacobbo, caporalmaggiore, Reparto Protezione Ferrovie, Solagna (VI), Zona di Guerra, 07/02/1917
"Alle gentili e buone signore del Laboratorio M. Camperio.  
Il giorno 3 del corrente mese ho ricevuto la pregiata sua lettera in data 30.1.17 dalla quale noi tutti abbiamo appreso con gioja che ci erano stati indirizzati i preziosi pacchi: siamo però ancora in atesa. E forse tarderanno ancora, dato la grande quantità che afluisce in Zona di Guerra. Apena sarà giunti a nostra distinazione, non mancheremo noi tutti di fare il nostro dovere verso le benefiche signore.
Devotamente,
C.M. Angelo Giacobbo".
Tuttavia, considerando le date, pare di desumersi che fosse trascorsa poco più di una settimana tra la spedizione da parte del Laboratorio e la cartolina del caporale Giacobbo. Il fatto che questi si lamentasse, velatamente, per il ritardo, dà conto della rapidità che, ordinariamente, doveva caratterizzare le consegne, non solo di lettere e cartoline, ma anche dei pacchi al fronte. Considerazione di qualche pregio, quando si consideri che oggi (anno 2016) per ricevere una lettera raccomandata i tempi di attesa siano all'incirca analoghi a quelli lamentati dal caporale...

Ad ogni modo, una volta ricevuti i pacchi di indumenti dal Laboratorio, i destinatari non mancavano di ringraziare:
  • da Giuseppe Ferrando, soldato, Zona di Guerra, 17/02/1917
"Inviando i più distinti saluti e ringraziamenti dal roba in vernale che a avuti ringraziando a parte anche chi la fatta [...].
Soldato Ferrando Giuseppe"

  • da Carlo Carenzi, soldato del 15° Reggimento (?), 77° Battaglione, 9^ Compagnia, Abbiategrasso, 06/1917
"Gentilissima Signorina
Beategrasso 6-1917
La ringrazio infinitamente del bel regalo ricevuto da Lei, camicia e mutande che mi serveranno molto e mi vanno benissimo.
Con saluti e di nuovo ringraziandola,
mi chiamo Carlo Carenzi".

Ed ecco, infine, la cartolina già riportata in apertura di questo articoletto, e che qui riproponiamo per intero, a cent'anni esatti di distanza da quando fu spedita:

  • da Antonio Colombo, soldato del 23° Reggimento Artiglieria da Campagna, I Sezione, Acqui, 22/12/1916
"Oggi ho ricevuto il suo pacco che mi ha spedito e sono stato molto contento. Mi ringrazia il Signor Bozzati [?]. Io le ho già scritto i miei ringraziamenti.
Saluti, soldato Colombo Antonio."

In chiusura, una cartolina illustrata, sempre emessa da un comitato pro lana pei soldati, con una breve e commovente poesia in tema con questo articolo, e con la quale lo chiudiamo:


LA LANA
Così la buona nonna si conforta
e lavora e lavora e non ha sosta.
Tutta la lana che tenea riposta
aduna e sceglie con la mano accorta.
Spesso la bacia, e mormora pianino
"Te fortunata, che gli andrai vicino!".

Con l'augurio di un Felice Natale e Buone Feste a tutti i nostri lettori.



A cura di Niccolò F.


NOTE
[1] La storia del nursing..., cit., p. 163.
[2] Voce Camperio, Manfredo, in Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. 17, Treccani, 1974.
[3] La storia del nursing…, cit., p. 165.


BIBLIOGRAFIA
- le fotografie indicate sono tratte dal bel sito "Storia Tifernate" a cura di Alvaro Tacchini(http://www.storiatifernate.it);
- La storia del nursing in Italia e nel contesto internazionale, AA. VV., Gennaro Rocco, Costantino Cipolla, Alessandro Stievano.
Riassunti Storici dei Corpi e Comandi nella guerra 1915 - 1918, Roma - Libreria dello Stato.