giovedì 18 ottobre 2018

Soldato Antonio Sant'Elia, volontario (?) - 20 ottobre 1916-2018

Antonio Sant'Elia, genio visionario dell'architettura futurista, non ha certo bisogno di presentazioni su questo blog. Nel centoduesimo anniversario della sua morte in combattimento  - avvenuta il 20 ottobre 1916 nel settore di Monfalcone -, proponiamo un contributo di Edoardo Visconti che getta nuova luce sulle circostanze dell'arruolamento del celebre architetto futurista comasco, e sulla sua qualità di "volontario di guerra".

Antonio Sant'Elia, volontario del Battaglione Lombardo V.C.A.

 ***
di Edoardo Visconti
Prologo. Mai come in questi anni, in occasione del centenario della Prima guerra mondiale, sono stati pubblicati nuovi saggi e approfondimenti relativi a fatti e personaggi coevi, sia a livello nazionale sia locale.

Una delle ultime opere che ho avuto il piacere di leggere è una monografia su Antonio Sant'Elia (Antonio Sant'Elia: un ragazzo della Castellini), a cura di Lorenzo Morandotti, pubblicata nel 2016 per i tipi di Editoriale Lariana. Si tratta di un volume diviso in parti: la prima presenta una biografia del celebre architetto, la seconda un approfondimento di periodi della sua vita e quella finale dove appaiono con delle brevi schede celebri artisti locali e nazionali che hanno gravitato intorno alla scuola Castellini, antico istituto scolastico, ad indirizzo artistico, della città di Como.

Ripropongo integralmente uno stralcio della biografia che mi ha colpito, tratto da pagina 23.
"Antonio Sant'Elia non era partito volontario per la guerra, come più vole si è detto, ma aveva nel 1915 chiesto di fare l'addestramento nel Battaglione Lombardo Ciclisti, sia per la sua nota passione per il ciclismo, sia stare in compagnia con i molti amici artisti che si era fatto nell'ambito milanese. Per il periodo di addestramento, il Battaglione si era installato a Gallarate, nella scuola elementare; il 30 novembre 1915, il Battaglione è stato sciolto e il 6 dicembre Antonio, congedato, è tornato a Como. E' stato subito dopo chiamato in guerra al fronte, ma nella cartolina postale, spedita alla famiglia il 30 giugno 1916, scriveva: "TANTI BACI. STO BENE. NON E' VERO CHE SONO PARTITO VOLONTARIO. BACI. AN." (collezione Accetti, Milano)."[1]
Apparentemente, una sentenza definitiva che confuterebbe tutto quanto scritto finora sulla vita militare dell'architetto comasco. Incuriosito da questa, per me, versione inedita, ho deciso di svolgere alcuni approfondimenti.

I Volontari Ciclisti ed Automobilisti

Il Battaglione Volontari Ciclisti - inteso in senso generale, quale unità tattica -, rientra nell'orbita del Regio Esercito sin dal 1904 quando il colonnello Pietro Valle ne teorizza l'utilizzo nel volume Tattica ed armi nuove. È concepito per l'impiego di staffetta, porta-ordini e pattugliamento profondo nel territorio del nemico, sfruttando la mobilità - notevole per l'epoca - del veicolo. Una delle caratteristiche del corpo consiste nella proprietà privata della bicicletta impiegata dal volontario, con un certo risparmio anche per le casse dell'esercito, almeno in queste prime fasi.


Figura 2: Copertina del libro del Col. Valle

Le prime esercitazioni del Primo battaglione volontari ciclisti, formato da personale proveniente da Bologna e dalla società ciclistica "Audax" di Roma, sono positive e gli alti comandi decidono di insistere con questo progetto. Il Corpo Nazionale dei Volontari Ciclisti ed Automobilisti (V.C.A.) è regolato con la legge del 16 febbraio 1908 n.49, mentre il regio decreto del 19 marzo 1908 n. 142 ne approva lo statuto. Il 18 giugno 1910 il Giornale Militare Ufficiale pubblica una notizia rilevante a favore del personale dei volontari ciclisti: è garantito il soprassoldo di 1 lira e l'indennità di servizio per personale volontario qualora lo stesso sia mobilitato con le truppe regolari per manovre ed esercitazioni tattiche. Grande novità, l'Esercito riconosce anche la cifra di 1 lira al giorno per la manutenzione della bicicletta. L'integrazione con le forze armate regolari procede a piccoli ma decisi passi.

Il Battaglione Lombardo V.C.A.


Il 18 maggio 1915, una settimana prima dell'entrata in guerra dell'Italia, il Corriere della Sera pubblica il bando - firmato dal comandante del reparto dei volontari lombardi (dal 1908), capitano Carlo Monticelli - per l'arruolamento di personale volontario da assegnare al Battaglione Lombardo Volontari Ciclisti: molto importante, il fatto che i volontari appartenenti alla prima e seconda categoria di leva potevano essere esclusi e arruolati nell’esercito di linea.
Tutte le fonti consultate sono concordi nel confermare che il battaglione fu mobilitato il 24 maggio; nel quadro del Battaglione Lombardo, i futuristi furono inquadrati nell'ottavo plotone della terza compagnia. La prima parte di addestramento si svolse a Gallarate e dintorni, dove i futuristi, dopo il giuramento avvenuto il 13 giugno 1915, organizzano una festa nel locale teatro, la cui scenografia è opera di Boccioni, Russolo, Sant'Elia, Funi, Erba, Piatti, Bucci e Sironi con decorazione in pieno stile futurista.

Volontari Ciclisti a Gallarate: da sinistra, Umberto Boccioni, Ugo Piatti, Filuppo Tommaso Marinetti, Mario Sironi e Antonio Sant'Elia.

Il 21 luglio ha luogo lo sfilamento per Milano con le biciclette ridipinte in grigio-verde, con il fucile fissato sul telaio e il bagaglio sul manubrio; il battaglione parte verso Peschiera del Garda. Il tempo passa e i futuristi rimangono nelle retrovie. I bersaglieri ciclisti dell'esercito regolare sono più che sufficienti per sopperire al compito inizialmente previsto per i V.C.A., considerando, inoltre, che il conflitto si sta già cristallizzando nella guerra di trincea.
Il 12 ottobre, all'improvviso, i volontari sono radunati a Malcesine e poi a Navene; iniziano a salire fino Dosso Tre Alberi, postazione austriaca, e i futuristi sono utilizzati come vedette ed esploratori.
14 ottobre: prima perlustrazione dietro le linee austriache per 5 chilometri; fanno parte della pattuglia: Boccioni, Bucci, Marinetti, Sant'Elia, con divieto tassativo di sparare.
Il 20 ottobre il battaglione passa alle dipendenze degli Alpini, in concorso con i Battaglioni "Verona" e "Val d'Adige".
Il 22 ottobre dopo qualche scaramuccia è deciso che i V.C.A. affiancheranno un plotone del 6° Regg. Alpini per conquistare Dosso Casina, trasformati da agili bersaglieri a fanteria da montagna, senza averne l'attrezzatura, dato che - come scrive Marinetti - hanno ancora il solo equipaggiamento estivo.
La loro azione iniziale però non è efficace per colpa del mancato collegamento con gli alpini e senza ordini precisi. Marinetti nei Taccuini se la prende con il comandante Monticelli e lo rinomina "Vermicelli"...
Nel pomeriggio del 22 prosegue l'avanzata. Boccioni e Sant'Elia sono mandati in perlustrazione per cercare un collegamento con gli alpini si perdono e devono ritornare alla postazione di partenza, che nel frattempo era cambiata: Costone Tre Alberi, una posizione dominante a Quota 1304.
Figura 3: Quarta di copertina della Domenica del Corriere n. 46 del 14- 21 novembre 1915, presa di Dosso Casina e Dosso Remit.
Il 24 finalmente c'è un contatto con una pattuglia di alpini e il comandante Monticelli decide per l'avanzata. La 2^ compagnia, insieme agli alpini, riesce a conquistare Dosso Casina. La 3^ compagnia dei futuristi, è rimasta nelle retrovie e giunge a giochi fatti; iniziano quindi il rafforzamento delle posizioni con lavori di trinceramento.
Il 27, dopo giorni di guardie e corvée il battaglione fa ritorno a Malcesine. Qui 50 soldati sono congedati per insufficienza fisica o inettitudine militare. Il 29 ottobre, la Gazzetta Ufficiale pubblica il decreto luogotenenziale n. 1545 che autorizza il congedo temporaneo o definitivo degli arruolati nelle milizie volontarie mobilitate. È il canto del cigno del Corpo V.C.A.: il 1° dicembre si ritorna a Milano, dove il battaglione è sciolto e i volontari smistati in altri reparti combattenti.
Il 15 dicembre nel manifesto L'orgoglio italiano, Boccioni, Marinetti, Russolo, Sant'Elia, Sironi e Piatti reiterano il desiderio di continuare a combattere.

Figura 4: Riproduzione del manifesto L'ORGOGLIO ITALIANO


Il Soldato Sant'Elia

Già da questa prima analisi, sembra difficile che Sant’Elia non sia partito volontario: già il nome stesso del battaglione comprendeva l’aggettivo Volontari, omesso, in effetti, nel passo della biografia di Morandotti riportata in apertura di questo contributo.
Durante le mie ricerche ho esaminato vari documenti. In particolare due mettono in discussione il "non volontarismo" di Sant’Elia.
Il primo è una lettera del 26 maggio 1915 scritta da Carlo Carrà ad Ardengo Soffici che prende le distanze oltre che dal “marinettismo”, come lo definisce, anche “dalla smania di andare volontari” dei futuristi, criticandone, inoltre, la scarsa preparazione militare.

Il secondo è un articolo apparso sul Corriere della Sera il 15 giugno 1915, a pagina 4, ove si può leggere:
Riceviamo con preghiera di pubblicazione:I futuristi italiani che furono tra i primi e più accaniti propugnatori della guerra contro l’Austria, vi parteciperanno così: Marinetti, Boccioni, Russolo, Sant’Elia e Piatti, volontari ciclisti [...]””
seguono poi altri nomi di futuristi arruolati in altri corpi.
Similmente, la pubblicistica tra le due guerre esalta il volontarismo futurista di Sant’Elia, soprattutto attraverso le parole di Marinetti, che ne ha sempre valorizzato le opere e il lavoro, e grazie al cui impulso fu scelto un suo bozzetto per la progettazione del monumento ai Caduti di Como. Tuttavia, visto il delicato periodo storico - per cui il dissenso è soggetto a censura - potrebbe obiettarsi che la famiglia Sant'Elia non si volesse esporre rendendo pubblica la cartolina presentata nel libro di Lorenzo Morandotti, in cui l'architetto parrebbe negare il suo arruolamento volontario.
L’ultimo documento analizzato per chiarire, se possibile, la questione è stato il Foglio matricolare e caratteristico di Sant’Elia, sperando che fosse compilato in maniera esaustiva, considerando le lacune che spesso si incontrano, soprattutto circa le annotazioni relative ai periodi bellici. La fortuna, tuttavia, mi ha assistito, come si vedrà di seguito.

Il foglio matricolare di Antonio Sant'Elia


Dall'analisi della documentazione matricolare relativa ad Antonio Sant'Elia, conservata presso l'Archivio di Stato di Como, si possono trarre notizie di grande interesse, e che paiono offrire nuovi spunti per comprendere le effettive circostanze in cui avvenne il suo arruolamento.
Il 6 giugno 1915, infatti, il Comando del Battaglione Lombardo V.C.A., alle dipendenze del III Corpo d’Armata, da Gallarate invia al distretto di Como il bando di Arruolamento Volontario - con decorrenza 23 maggio 1915 - firmato da Antonio Sant’Elia. Interessante, in tale documento, è il fatto che esso indicava, nella voce “a chi fare comunicazioni personali", la "famiglia artistica Milano” e non i recapiti dei propri parenti a Como. Ulteriormente, è riportata la sua incorporazione "nella 3.a compagnia VIII plotone", appunto quella in cui erano inquadrati i futuristi, come accennato sopra.
Ma c’è di più. Nel foglio matricolare vero e proprio si può leggere quanto segue:
"Soldato Volontario Ciclista nel Battaglione Nazionale Lombardo V.C.A. per la durata della Guerra (art. 101 della Legge sul Reclutamento [...]) lì 23 maggio 1915.
GIUNTO in territorio dichiarato in istato di guerra lì 22 luglio 1915
PARTITO in territorio dichiarato in istato di guerra per trasferimento lì 27 ottobre 1915
Prosciolto dall’arruolamento volontario contratto per la durata della Guerra perché congedato dai Reparti delle Milizie Volontarie in seguito a nomina a Sotto Tenente nel R.E. lì 27 ottobre 1915".
Inoltre risulta arruolato come "ABILE di III [categoria]", il che lo escludeva dalle restrizioni sull’arruolamento volontario nei V.C.A., così come indicato nel bando del 18 maggio 1915, sopra riportato.
Quindi Sant’Elia, con la fine di ottobre del 1915 Sant'Elia è congedato dal Corpo Nazionale V.C.A., ma - senza soluzione di continuità -, arruolato nel Regio Esercito quale sottotenente di complemento.

A fronte di ciò, la data del 6 dicembre - menzionata nella biografia citata in apertura di questo contributo -, potrebbe essere compatibile con una licenza dopo il corso da Allievo Ufficiale, ma non sicuramente con il congedo.
Purtroppo, il foglio matricolare non riporta notizie relativamente a tutte le vicende successive al suo trasferimento al ruolo degli ufficiali. Difatti, per il 1916, l'unica notizia riportata è quella della morte “in combattimento a Monfalcone”, guidando i suoi uomini del 225° reggimento fanteria della Brigata "Arezzo", e circa il rilascio della dichiarazione di aver “servito con fedeltà ed onore”.
 
Antonio Sant'Elia, tenente del 225° Regg. della Brigata "Arezzo".
Le ulteriori notizie relative al 1916 (comprensive, ad esempio, della menzione delle due Medaglie d'Argento al Valor Militare che gli furono conferite) , diversamente, dovrebbero essere annotate sullo Stato di Servizio da ufficiale, al momento non in possesso di chi scrive.

Epilogo


Alla luce del contenuto dei documenti consultati, ed in particolare del foglio matricolare, pare di potersi conclusivamente affermare, in primo luogo, che Antonio Sant'Elia, sotto il profilo strettamente giuridico e militare, fu un "volontario". Non solo, in particolare, secondo l'allora vigente Testo Unico sul Reclutamento - che disciplinava, appunto all'art. 101 citato, l'"arruolamento volontario per la durata della guerra" [2]-, bensì anche agli effetti del successivo provvedimento [3] che disciplinava i requisiti per il riconoscimento della qualifica di "volontario di guerra".
A titolo di ulteriore conferma di tale sua qualità, si dirà anche che Antonio Sant'Elia fu iscritto ad honorem all'Associazione Nazionale Volontari di Guerra, e la famiglia fece dono alla locale federazione di Como di alcuni cimeli a lui appartenuti.
Sotto il profilo, invece, più squisitamente morale, appare riduttivo, a mio avviso, affermare che Sant'Elia si sia arruolato nel Battaglione V.C.A. solo "per addestrarsi" e "stare vicino ai suoi amici futuristi". In primo luogo, nel momento in cui Sant'Elia sottoscrisse l'atto di arruolamento volontario - il 6 giugno 1915 - la guerra era già iniziata da quasi due settimane. Inoltre, nei momenti di azione a Dosso Casina, ed anche precedentemente, egli si era reso disponibile più di una volta per missioni di ricognizione, anche oltre le linee nemiche.
Per quanto riguarda il congedo del 6 dicembre, in mancanza di documenti certi, mi sembra più valida l'ipotesi di una licenza, successiva ad esempio alla fine del corso per allievo ufficiale. Inoltre - riprendendo quanto già osservato sopra - il 15 dicembre egli elabora e sottoscrive il manifesto dell'Orgoglio Italiano, dove è ribadito il desiderio di combattere.

Infine, la questione più spinosa della cartolina, citata in apertura. Escludo assolutamente che si tratti di un falso. Andrebbe, tuttavia, chiarito il contesto di tale messaggio: se, cioè, successivo ad una domanda diretta della famiglia o meno. Oppure ancora, se essa avesse lo scopo, magari, di voler tranquillizzare la famiglia, visto che i volontari partecipavano alle missioni più rischiose: essendo stato incorporato in una brigata di milizia territoriale di nuova creazione, pensava forse di essere più al sicuro dai pericoli della trincea. Ancora, il riferimento alla "partenza volontaria" potrebbe essere collegato alla sua presenza in linea nel momento preciso - fine giugno del 1916 - in cui la cartolina fu scritta. Ovviamente, a oltre cent'anni dai fatti, si tratta di speculazioni.

Edoardo Visconti


NOTE
[1] L. Morandotti, Antonio Sant'Elia: un ragazzo della Castellini, Editoriale Lariana, Como, 2016, pag. 23.
[2] Cfr. art. 101 della legge n. 1497 del 1912, Legge sul reclutamento del R. Esercito.
[3] Cfr. R.D. n. 1163 del 24 maggio 1923.


Bibliografia
Antonio Sant'Elia: un ragazzo della Castellini, a cura di Lorenzo Morandotti, Editoriale Lariana, 2016.
Archivio storico del Corriere della Sera.
Archivio di Stato di Como, Foglio matricolare e caratteristico di Antonio Sant'Elia.
Europeana, sito web: Manifesto Orgoglio Italiano.
I futuristi del Battaglione Lombardo Volontari Ciclisti Automobilisti, Sansone Luigi, Mazzotta, 2010.
Storia e critica del futurismo, Crispolti Enrico, Laterza, 1987.

giovedì 4 ottobre 2018

Foto a colori nella Grande Guerra - Un'autochrome del Regio Esercito

In questi giorni sta girando sui social e su vari siti di importanti quotidiani un articolo che presenta diverse immagini a colori della grande guerra. Leggendo bene l'articolo si scopre però che le immagini non sono originali a colori ma colorate in tempi recenti partendo da originali in bianco e nero.
Questa moda di ricolorazione di originali sta prendendo sempre più piede, soprattutto grazie allo sviluppo di programmi di grafica, e con risultati a volte davvero degni di nota per il loro realismo.
Tuttavia, è cosa poco nota che già durante la Grande Guerra era possibile ottenere immagini a colori grazie a diversi processi fotografici, di cui il più diffuso era l'Autochrome sviluppato dai fratelli Lumière nel 1903 e commercializzato nel 1907.
Tale processo prevedeva l'uso di fecola di patate e permetteva di ottenere un'immagine positiva, che risultava visibile solo vista in controluce come un negativo.

Durante la Grande Guerra le autochrome ebbero un certo successo specialmente sul fronte francese, ciò ha permesso di far giungere a noi alcuni scatti davvero sorprendenti che sono visibili in questo sito: https://worldwaronecolorphotos.com/

Oggi vogliamo condividere un raro esempio italiano di tale processo che raffigura un Sottotenente del 19° Reggimento Cavalleggeri "Guide". L'immagine è stata scattata nella seconda metà del 1915 poichè la sciabola è già brunita, come da circolare del Comando Supremo n.246 del 9 Aprile 1915, e i gradi sono ancora sulle controspalline (essi furono spostati sui paramani con circolari di fine luglio e inizio agosto del '15).






A cura di Arturo E. A.

Bibliografia:
- "Dagherrotipia, Ambrotipia, Ferrotipia" di Gabriele Chiesa e Paolo Gosio
- http://www.gri.it/