martedì 11 ottobre 2016

11 ottobre 1916 - 11 ottobre 2016: Sedulio Brazzini, un eroe tra tanti

Esattamente un secolo fa, in questi giorni d'inizio ottobre, il Regio Esercito Italiano - ed in particolare le sue II e III Armata - si trovava impegnato nell'Ottava Battaglia dell'Isonzo.
In questo breve articolo, che integreremo nelle prossime settimane, vogliamo ricordare, a cento anni esatti di distanza, il sacrificio di un ufficiale italiano, tra i tantissimi che persero la vita in quei giorni di scontri furibondi: il suo nome era Sedulio Brazzini.

Il S.Ten. Sedulio Brazzini. Foto tratta dall'Albo d'oro dei Caduti Cavesi 1895-1945, a cura del Gr. Uff. S. Fasano, e liberamente rielaborata.

Sedulio Brazzini era nato a Cava de' Tirreni il 18 luglio del 1883: la sua famiglia, tuttavia, proveniva dalla Toscana, donde il padre, Tebaldo, era stato chiamato in Campania per causa di servizio. Questi, infatti, intorno al 1870 era stato nominato verificatore presso l'allora Regia Cointeressata dei Tabacchi di Cava. Qui gli erano nati cinque figli, l'ultimo dei quali era stato proprio Sedulio nel 1883. L'anno successivo, nel 1884, alla scadenza della concessione pubblica alla Regia Cointeressata, si determinò probabilmente un avvicendamento di personale, in seguito al quale Tebaldo Brazzini dovette essere destinato alla Regia Manifattura Tabacchi di Chiaravalle, in provincia di Ancona. Insieme a moglie e figli, egli prese dunque dimora a Jesi, centro che poteva offrire migliori prospettive per la famiglia.
A Jesi, il giovane Sedulio trascorse dunque l'infanzia e la giovinezza, frequentando l'Istituto Tecnico "Pietro Cuppari", presso il quale, nel 1905, si diplomò agrimensore. L'anno precedente la sua classe di nascita era stata chiamata a prestare il servizio militare di leva: Brazzini, tuttavia, con buona probabilità era stato inscritto nella terza categoria, e pertanto esentato dall'entrata in servizio. 

Alunni e docenti del IV corso di agrimensura dell'Istituto Cuppari (anno 1904-1905). Brazzini è il primo in piedi da sinistra. Foto tratta dal sito www.icupparini.it e liberamente rielaborata.

Terminati gli studi, Brazzini trovò  dunque impiego presso l'amministrazione del Regio Catasto. Il suo ufficio lo condusse in varie località d'Italia, tra cui Messina, ove giunse poco tempo dopo il rovinoso terremoto del 1908. In quello stesso periodo, si sposò, a Jesi, con Vittoria Serrani, maestra elementare. La coppia, negli anni successivi, ebbe quattro figli. 
In mancanza di documenti, ci tocca, ora, compiere un balzo in avanti, sino al 1916. Sedulio Brazzini, in precedenza, era stato chiamato alle armi ed era stato destinato a svolgere i corsi accelerati da allievo ufficiale. Uscitone col grado di sottotenente, era stato assegnato alla Fanteria, e destinato al 12° Reggimento della Brigata "Casale", con sede, in tempo di pace, a Cesena.
La Brigata "Casale", sin dai primi giorni di guerra, era stata impegnata nel settore carsico, contro il Podgora (in italiano, noto anche come Monte Calvario), immediatamente a ovest della città di Gorizia. Il Podgora ed il Sabotino erano per l'appunto i due pilastri difensivi della città di Gorizia, poderosamente fortificati e resi quasi inespugnabili; potevano contare sul tiro di sbarramento e di repressione dell'artiglieria imperial-regia che si scatenava puntuale ad ogni attacco delle Brigate italiane. La "Casale" si dissanguò contro il Podgora nella I, II, III, IV Battaglia dell'Isonzo, riuscendo ad ottenere, progressivamente, ridotti successi in termini di avanzata verso Gorizia. La situazione non si modificò neppure in esito alla V Battaglia dell'Isonzo (11-15 marzo 1916), che non condusse a sostanziali modifiche negli schieramenti, anche a causa delle proibitive condizioni meteorologiche nelle quali si svolse. 
Decisiva, tuttavia, sarebbe stata la successiva offensiva generale progettata dal Comando Supremo. 

La Brigata "Casale" si trovava inquadrata, insieme alla Brigata "Pavia", nella 12^ Divisione dell'VIII Corpo d'Armata. Al comando della Divisione, il tenente generale Fortunato Marazzi. All'alba del 6 agosto 1916, iniziarono, su tutto il fronte da Tolmino al mare, le operazioni della VI Battaglia dell'Isonzo. La "Casale" mosse all'assalto dalle sue posizioni poste sul Calvario e sotto il Podgora. Contemporaneamente altre truppe del VI Corpo d'Armata investirono la linea nemica Sabotino-Oslavia e a sera si registrarono i primi importanti cedimenti austriaci. Respinti i contrattacchi avversari del giorno 7, la Casale l'8 riprese l'avanzata verso la sponda destra dell'Isonzo. Alle ore 15 le prime pattuglie passarono a guado il fiume e presero posizione tra le prime case di Gorizia

Cartolina illustrata relativa all'azione della Brigata "Casale" nella Battaglia di Gorizia (8-10 agosto 1916).

Dunque Gorizia era conquistata, grazie al valore dei bravi fanti della "Casale" - i "gialli del Calvario" come erano soprannominati, per via del colore delle mostrine - e dei loro compagni della "Pavia" e di tutte le truppe ausiliarie che si sacrificarono in quei giorni tragici ed eroici. I due reggimenti della Brigata, nei giorni seguenti, passarono a presidiare le nuove posizioni lungo le sponde del torrente Vertoibizza. 

Tuttavia, la situazione strategica per gli Italiani si era fatta assai complessa: gli austro-ungarici, perduta Gorizia, si erano ritirati sulle colline circostanti la città e dalle loro posizioni fortificate tenevano praticamente sotto assedio le truppe italiane, pur vittoriose.
I successivi movimenti offensivi che la Brigata Casale furono dunque essenzialmente finalizzati a raggiungere tale linea fortificata, per guadagnare posizioni maggiormente favorevoli: così fu per la Settima Battaglia dell'Isonzo, svoltasi dal 14 al 18 settembre successivi, che non condusse tuttavia a risultati apprezzabili.
Dunque, il Comando Supremo progettò una nuova offensiva, che avrebbe dovuto scattare nel pomeriggio del giorno 10 ottobre 1916: essa sarebbe passata alla storia quale Ottava Battaglia dell'Isonzo.
Dal pomeriggio del 9, la nostra artiglieria iniziò un tiro di preparazione contro tutta la fronte della Terza Armata, che proseguì sino al mattino del giorno successivo. Alle ore 14,50 del 10, le fanterie scattarono all'attacco. All'VIII Corpo d'Armata (Divisioni 11^ e 12^) era affidato il compito di attaccare il settore a settentrione del torrente Vippacco. L'offensiva dell'VIII C.d.A. avrebbe dovuto svolgersi su tre direttrici: alla 12^ Divisione erano assegnati gli obiettivi costituiti dalle quote 103 e 89. La divisione avrebbe dovuto irrompere sulle posizioni nemiche passando attraverso due varchi di circa 500 metri ciascuno, da aprirsi nelle posizioni poste ad oriente dell'abitato di Vertoiba Inferiore.
Dopo una giornata di combattimenti, a sera, nel settore in discorso, gli Italiani non avevano conseguito risultati sostanziali: sul fronte della 12^ Divisione, la Brigata "Pavia", attraverso uno dei due progettati varchi, era riuscita a superare la prima linea nemica, non riuscendo a raggiungere tuttavia la quota 89; la "Casale", invece, aveva trovato i reticolati ancora intatti, ed era stata costretta a spostarsi verso quello attraverso cui erano passati i fanti della "Pavia". Il movimento, lento e ostacolato dal nemico, dovette essere interrotto dal sopraggiungere dell'oscurità e dall'ordine di sospensione dell'azione.
Il Comando Supremo decideva, pertanto, per la prosecuzione dell'azione il giorno successivo, 11 ottobre. All'VIII C.d.A., che costituiva l'ala destra dello schieramento, era ordinato di procedere nuovamente contro gli obiettivi già attaccati il giorno prima. La 12^ Divisione ripetè dunque l'avanzata, con la "Casale" che puntava, ancora una volta, contro la quota 103. 
Il sottotenente Sedulio Brazzini, al comando del proprio plotone, si gettò all'assalto, insieme agli altri reparti del 12° Reggimento. Lo svolgersi dei suoi ultimi momenti è fotografato dalla motivazione della Medaglia di Bronzo al Valor Militare che sarebbe poi stata concessa alla sua memoria:
"Spintosi arditamente col suo plotone a circa 50 metri dal nemico, sotto un vivo fuoco di fucileria e bombe, spiegò singolare energia e valore nel tenere il reparto sulla posizione raggiunta. Cadde poi colpito a morte."

Raccolto dai suoi uomini, lo sfortunato ufficiale fu inumato nel piccolo cimitero di guerra di Vertoiba Inferiore. Le sue spoglie, negli Anni Trenta, furono traslate presso il Sacrario Militare di Oslavia, dove, tuttavia, riposano fra gli ignoti.
Alla memoria di Sedulio Brazzini, grazie all'impegno di un benemerito cittadino, il gr. Uff. Salvatore Fasano, l'amministrazione comunale di Cava de' Tirreni ha recentemente dedicato una via. 

A cura di Niccolò F.


BIBLIOGRAFIA
- S. Fasano, Albo d'oro dei Caduti Cavesi 1895-1945, Città di Cava de' Tirreni, 2000.
- AA. VV., L'Esercito Italiano nella Grande Guerra (1915-1918), Vol. III, Roma, Libreria dello Stato.
- Riassunti storici dei Corpi e Comandi, Vari Volumi, Roma, Libreria dello Stato.

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