Da quasi vent'anni frequento, per diletto, l'Alta Valle Camonica, ed in particolare le zone di Ponte di Legno e del Passo del Tonale. Un angolo d'Italia denso di storia e dove, per le curiose ed emozionanti coincidenze della vita, combatterono, durante la Grande Guerra, due miei bisnonni. Trovandomi lassù, ogni volta che ne ho l'occasione passo a salutare gli amici che riposano presso il Sacrario Militare del Tonale.
In connessione con il nostro lavoro dedicato a questo luogo di memorie e ai caduti che vi riposano (leggibile qui), vi raccontiamo la storia di uno di loro.
Il Sacrario Militare del Tonale, in una recente immagine invernale (foto dell'autore). |
In connessione con il nostro lavoro dedicato a questo luogo di memorie e ai caduti che vi riposano (leggibile qui), vi raccontiamo la storia di uno di loro.
Il capitano Ettore Scagliola del 68° Reggimento Fanteria, in grande uniforme (fonte: MCRR). |
Ettore Scagliola nacque il 24 novembre 1871 a Genova, in una casa di Piazza dei Greci, nel sestiere della Maddalena. I suoi genitori erano Massimo Scagliola, agente di commercio originario di Livorno, e Angela de Cavi, genovese. In mancanza di altri dati circa la sua giovinezza, bisogna già correre agli Anni Novanta dell'Ottocento, quando, ventenne, fu arruolato nel Regio Esercito.
Scagliola dovette svolgere i corsi per allievo ufficiale, conseguendo, infine, il grado di sottotenente di complemento. Tuttavia, nel 1893, per motivi difficili da ricostruire, terminata la ferma e ottenute "le stellette", Scagliola decise di dimettersi volontariamente dal grado. Ancora difficilmente interpretabile risulta il fatto che, l'anno successivo, egli avrebbe prestato servizio presso il 10° Reggimento Fanteria della Brigata "Regina", col grado di sergente, e sarebbe stato ammesso alla scuola sottufficiali, per l'avanzamento – ancora – al grado di sottotenente. Scagliola sarebbe riuscito, infine, nel proprio intento, rientrando nel grado di sottotenente e ricominciando la propria carriera da ufficiale.
Col volgere del nuovo secolo, fu promosso al grado di tenente e, dopo altri trasferimenti, assegnato al 26° Reggimento Fanteria della Brigata "Bergamo", di stanza a Piacenza. Con tale reparto, alla fine del 1911, il tenente Scagliola sarebbe partito alla volta dell'Africa, per partecipare alla Guerra Italo-Turca. Insieme a lui si trovava, nello stesso reggimento, un altro ufficiale del quale abbiamo trattato su queste pagine: Elio Ferrari, allora capitano, e poi destinato a una brillante carriera, e ad una fine tragica ed eroica (per le quali vedasi l'articolo a lui dedicato).
Nel contesto di tale campagna, il 3 marzo del 1912 il tenente Scagliola si trovò a fronteggiare l'attacco di cospicue forze arabo-turche nel settore a nord-ovest della città di Derna, presso la "Ridotta Lombardia": le ridotte forze italiane del 26° Reggimento resistettero dall'alba sino circa a mezzogiorno, quando furono raggiunte dai rinforzi. In tali circostanze, Ettore Scagliola fu decorato, per il suo contegno, con la Medaglia di Bronzo al Valor Militare, con la seguente motivazione:
Scagliola dovette svolgere i corsi per allievo ufficiale, conseguendo, infine, il grado di sottotenente di complemento. Tuttavia, nel 1893, per motivi difficili da ricostruire, terminata la ferma e ottenute "le stellette", Scagliola decise di dimettersi volontariamente dal grado. Ancora difficilmente interpretabile risulta il fatto che, l'anno successivo, egli avrebbe prestato servizio presso il 10° Reggimento Fanteria della Brigata "Regina", col grado di sergente, e sarebbe stato ammesso alla scuola sottufficiali, per l'avanzamento – ancora – al grado di sottotenente. Scagliola sarebbe riuscito, infine, nel proprio intento, rientrando nel grado di sottotenente e ricominciando la propria carriera da ufficiale.
Col volgere del nuovo secolo, fu promosso al grado di tenente e, dopo altri trasferimenti, assegnato al 26° Reggimento Fanteria della Brigata "Bergamo", di stanza a Piacenza. Con tale reparto, alla fine del 1911, il tenente Scagliola sarebbe partito alla volta dell'Africa, per partecipare alla Guerra Italo-Turca. Insieme a lui si trovava, nello stesso reggimento, un altro ufficiale del quale abbiamo trattato su queste pagine: Elio Ferrari, allora capitano, e poi destinato a una brillante carriera, e ad una fine tragica ed eroica (per le quali vedasi l'articolo a lui dedicato).
Nel contesto di tale campagna, il 3 marzo del 1912 il tenente Scagliola si trovò a fronteggiare l'attacco di cospicue forze arabo-turche nel settore a nord-ovest della città di Derna, presso la "Ridotta Lombardia": le ridotte forze italiane del 26° Reggimento resistettero dall'alba sino circa a mezzogiorno, quando furono raggiunte dai rinforzi. In tali circostanze, Ettore Scagliola fu decorato, per il suo contegno, con la Medaglia di Bronzo al Valor Militare, con la seguente motivazione:
"Conduceva al fuoco il proprio reparto, con coraggio ed intelligenza." – Sidi Abdallah (Derna), 3 marzo 1912
Rimpatriato in Italia nei mesi seguenti, in ottobre Scagliola ottenne la promozione al grado di capitano [3]. Successivamente, fu dunque trasferito al 68° Reggimento Fanteria - di stanza a Milano - che, insieme al 67° - di stanza invece a Como -, costituiva la Brigata "Palermo". Essa era inquadrata nel III Corpo d'Armata, con comando in tempo di pace sempre a Milano.
Un altro salto cronologico ci porta, direttamente, all'inizio del fatale anno 1915.
Con il 1° marzo di quell'anno, terminate le operazioni preliminari alla mobilitazione generale (la c.d. "mobilitazione rossa"), prese avvio la vera e propria mobilitazione, col trasferimento di una prima aliquota di reparti verso il confine.
Tra questi, anche il 67° e il 68° Reggimento Fanteria, che, con il pretesto di un campo primaverile, furono trasferiti nel settore tra Valtellina e Valle Camonica: tale movimento, in verità, faceva parte della manovra di radunata del III Corpo d'Armata di Milano, che in tal modo si appressava al confine con l'Impero Austro-Ungarico. Ettore Scagliola, capitano del 68° Reggimento Fanteria (rielaborazione da originale in archivio MCRR). |
Un altro salto cronologico ci porta, direttamente, all'inizio del fatale anno 1915.
Con il 1° marzo di quell'anno, terminate le operazioni preliminari alla mobilitazione generale (la c.d. "mobilitazione rossa"), prese avvio la vera e propria mobilitazione, col trasferimento di una prima aliquota di reparti verso il confine.
Con l'inizio delle ostilità, la Brigata si trasferì, in giugno, nel settore dell'Alta Valle Camonica, dislocandosi fra Ponte di Legno e il Passo del Tonale. Essa costituiva, insieme alla Brigata "Cuneo", la 5a Divisione di Fanteria.
Dopo alcune operazioni minori, coinvolgenti soprattutto i reparti del 67° Reggimento, la Brigata "Palermo" – in quel momento, al comando del generale Luigi Dalmasso – fu chiamata all'azione con la fine del mese di agosto.
Per tale periodo, il comando italiano del settore prese a concepire un nuovo piano strategico. L'azione si poneva come obiettivo lo sloggio delle forze austro-ungheresi dalle posizioni da esse occupate, e dominanti il Tonale e l'intero settore dell'Alta Valle Camonica. Essa si sarebbe dovuta svolgere mediante una serie di attacchi separati e concomitanti, con un generale movimento dal basso.
Azioni periferiche furono affidate: alla 50a Compagnia dell’“Edolo”, che avrebbe dovuto spingersi, dalla Forcella di Albiolo, verso il Tonale Orientale. Alla 245a Compagnia del “Val d’Intelvi” che, dalla Forcella di Montozzo avrebbe dovuto puntare verso il Redival. In ultimo, il Distaccamento del Rifugio “Garibaldi” avrebbe tentato la riconquista del Corno di Bedole.
L'attacco principale, invece, era pianificato su tre direttrici principali. Una prima direttrice di attacco, mirante alle posizioni dei Monticelli e dell'Alpe Paiole, era affidata agli Alpini del Battaglione "Morbegno". Una seconda colonna sarebbe stata costituita dalla "Centuria Speciale Valcamonica" – un reparto speciale di cento uomini tratti da altre unità operanti in zona –, da una compagnia del Battaglione "Edolo" (la 52a) e un plotone della 252a compagnia del Battaglione "Val Camonica": essa, dopo aver risalito la Val Narcanello, avrebbe dovuto puntare alla conquista della Punta del Castellaccio e del Passo e della Punta di Lagoscuro. La terza direttrice principale riguardava, invece, la spianata del Tonale: ai reparti era affidato il compito di oltrepassare il torrente Albiolo e spingersi verso l'Alpe Paiole. Per l'esecuzione di tale manovra furono scelti: il resto del Battaglione "Val Camonica"; la 244a compagnia del Battaglione "Val d'Intelvi"; il III e il IV Battaglione del 68° Reggimento Fanteria della Brigata "Palermo".
Ettore Scagliola, nel frattempo, era stato promosso al grado di Primo Capitano e si trovava al comando della 14a compagnia del IV Battaglione – comandato dal maggiore Umberto Giannoni - del 68° Reggimento. I due citati battaglioni del 68° sarebbero stati affiancati, nell'azione, da aliquote del III Battaglione del 67°.
Una testimonianza particolarmente vivida sull'andamento della giornata ci viene dal diario di guerra del tenente medico dott. Francesco Ardigò – del 27° Reggimento Artiglieria da Campagna -, conservato presso il Museo della Guerra Bianca di Temù, dal quale si trae quanto segue:
Dopo alcune operazioni minori, coinvolgenti soprattutto i reparti del 67° Reggimento, la Brigata "Palermo" – in quel momento, al comando del generale Luigi Dalmasso – fu chiamata all'azione con la fine del mese di agosto.
Per tale periodo, il comando italiano del settore prese a concepire un nuovo piano strategico. L'azione si poneva come obiettivo lo sloggio delle forze austro-ungheresi dalle posizioni da esse occupate, e dominanti il Tonale e l'intero settore dell'Alta Valle Camonica. Essa si sarebbe dovuta svolgere mediante una serie di attacchi separati e concomitanti, con un generale movimento dal basso.
Azioni periferiche furono affidate: alla 50a Compagnia dell’“Edolo”, che avrebbe dovuto spingersi, dalla Forcella di Albiolo, verso il Tonale Orientale. Alla 245a Compagnia del “Val d’Intelvi” che, dalla Forcella di Montozzo avrebbe dovuto puntare verso il Redival. In ultimo, il Distaccamento del Rifugio “Garibaldi” avrebbe tentato la riconquista del Corno di Bedole.
L'attacco principale, invece, era pianificato su tre direttrici principali. Una prima direttrice di attacco, mirante alle posizioni dei Monticelli e dell'Alpe Paiole, era affidata agli Alpini del Battaglione "Morbegno". Una seconda colonna sarebbe stata costituita dalla "Centuria Speciale Valcamonica" – un reparto speciale di cento uomini tratti da altre unità operanti in zona –, da una compagnia del Battaglione "Edolo" (la 52a) e un plotone della 252a compagnia del Battaglione "Val Camonica": essa, dopo aver risalito la Val Narcanello, avrebbe dovuto puntare alla conquista della Punta del Castellaccio e del Passo e della Punta di Lagoscuro. La terza direttrice principale riguardava, invece, la spianata del Tonale: ai reparti era affidato il compito di oltrepassare il torrente Albiolo e spingersi verso l'Alpe Paiole. Per l'esecuzione di tale manovra furono scelti: il resto del Battaglione "Val Camonica"; la 244a compagnia del Battaglione "Val d'Intelvi"; il III e il IV Battaglione del 68° Reggimento Fanteria della Brigata "Palermo".
Ettore Scagliola, nel frattempo, era stato promosso al grado di Primo Capitano e si trovava al comando della 14a compagnia del IV Battaglione – comandato dal maggiore Umberto Giannoni - del 68° Reggimento. I due citati battaglioni del 68° sarebbero stati affiancati, nell'azione, da aliquote del III Battaglione del 67°.
Schizzo del settore del Tonale; la linea tratteggiata indica la linea del confine di Stato. I punti in rosso, le fortificazioni A.U. |
Una testimonianza particolarmente vivida sull'andamento della giornata ci viene dal diario di guerra del tenente medico dott. Francesco Ardigò – del 27° Reggimento Artiglieria da Campagna -, conservato presso il Museo della Guerra Bianca di Temù, dal quale si trae quanto segue:
“25 agosto – Allo spuntare dell’alba (4.30 circa) le truppe incominciano a prendere posizione: il battaglione Alpini avanti dopo aver percorso un buon tratto della grande strada in territorio austriaco, imbocca la mulattiera che sul versante nemico sale alla sommità del Monticello fortemente tenuto dagli Austriaci: i due battaglioni di fanteria si distendono occupando tutta la sella e s’avanzano verso le trincee nemiche: le nostre due batterie da 75 e quella di marina da 76 sono agli ordini del generale Dalmasso. L’artiglieria è comandata dal maggiore Capuano. Le mie batterie sono sparpagliate un po’ per parte, io stabilisco il mio posto di medicazione vicino a quello del 67° fanteria che è diretto dal Capitano medico Landrianio, che è posto su uno spiazzo dietro una casetta lungo la strada provinciale un po’ più indietro della vecchia dogana. Così s’incomincia subito l’azione molto favorevole dal principio perché i nostri Alpini riescono ben presto a impadronirsi di Monticello e la fanteria avanza facilmente per buon tratto in territorio nemico sino all’occupazione [dell'ospizio] di S. Bartolomeo."
L'azione della fanteria, in verità, aveva un carattere schiettamente diversivo rispetto all'attacco principale, mirante invece alla conquista delle posizioni soprastanti la conca del Presena. L'intento del comando era, cioè, precipuamente quello di attirare su tali reparti l'attenzione - e, di conseguenza, il fuoco - dei difensori. Nell'eseguire la manovra a loro assegnata, i reparti della Brigata "Palermo" si trovarono ad avanzare sulla Sella del Tonale, in terreno completamente scoperto ed esposto al fuoco avversario, e particolarmente al tiro dell'artiglieria. Il capitano Scagliola, alla testa della propria compagnia, avanzò così verso gli obiettivi assegnati.
Così avrebbe ricordato il già citato tenente Ardigò:
Ettore Scagliola, dunque, colpito al capo, trovò la morte mentre veniva trasportato verso i soccorsi. La diretta testimonianza di Ardigò è particolarmente interessante anche perché conferma quanto riportato nella motivazione della Medaglia d'Argento al Valor Militare che sarebbe poi stata conferita alla memoria del bravo e sfortunato capitano:
Così avrebbe ricordato il già citato tenente Ardigò:
Nel corso del combattimento, il capitano Scagliola rimase gravemente ferito, ma volle restare al posto di comando, senza abbandonare i propri uomini in quelle drammatiche circostanze. Il suo coraggio, tuttavia, gli fu fatale: colpito una seconda volta, e perduta conoscenza, fu infine condotto verso il posto di medicazione. Così, ancora, l'Ardigò:"Ma tosto le artiglierie austriache che a nostra insaputa erano state trasportate in altre posizioni, riescono a prendere d’infilata gli Alpini del Batt.ne Morbegno che, come scrissi, già s’erano impossessati di Monticello, e che dovettero abbandonare la posizione: intanto anche l’azione della fanteria, particolarmente dimostrativa [si rivelava?] inutile e perciò veniva ordinata la ritirata che si effettuò con qualche perdita, ma ordinatamente e sostenuta dalla nostra artiglieria. Furono fatti tre prigionieri di cui due giovanotti, vestiti e ben nutriti. La mia opera già al pomeriggio dell’azione ebbe a esplicitarsi, perché, subito affluirono i feriti e però siccome gli artiglieri non venivano fortunatamente colpiti (gli srapnel nemici erano tutti alti) io mi misi a disposizione del Cap. Medico Landrianio che col suo Tenente erano sopraffatti dall’affluenza dei feriti, che si manifestò massima al momento della ritirata. […]"
"Il combattimento cessa verso le 13 ma la raccolta dei feriti e la loro medicazione ancora continuava, l’artiglieria ebbe l’ordine di abbandonare le posizioni e di ritornare alla sede, sicché anch’io mi decisi al mio gesto e la seguii. Dell’artiglieria non si ebbe neppure un ferito, mentre ci furono circa 160 tra fanteria e Alpini. Morti 18 fra cui due capitani: Suagnana [?] del 5° Alpini e Scagliola del 67° [recte, 68°] Fant. Ferito alla testa e morto d’emorragia per portarlo al mio posto di medicazione, ma non si poté far nulla, fu il primo morto in battaglia che ho visto e ne provai pena”.
Un'immagine evocativa del Sacrario del Tonale, presa la scorso fine settimana (sabato 17 febbraio 2018). |
"Conduceva al fuoco la propria compagnia con calma serena e mirabile coraggio. Ferito, non cedeva alle pressioni di chi voleva condurlo al posto di medicazione, e rimase al suo posto, dirigendo il proprio reparto, finché cadde colpito a morte." – Sella del Tonale, 25 agosto 1915.
Insieme al capitano Scagliola, caddero altri due ufficiali del 68° Reggimento: il sottotenente Federico Ayroldi e il sottotenente Lodovico Brugnetti. Federico Ayroldi era nato a Ostuni (BR) il 13 marzo 1889. Il sottotenente Brugnetti, invece, era nato il 16 giugno 1890 ad Arcene, in provincia di Bergamo.
Al termine della giornata, sfortunatamente, il principale obiettivo dell’operazione, e cioè il possesso della Conca di Presena e dei Monticelli, non era stato conseguito. Tuttavia, i reparti italiani erano riusciti ad impossessarsi delle importanti posizioni del Lagoscuro.
Le spoglie del capitano Scagliola furono trasportate a Ponte di Legno, e poi inumate nel cimitero comunale. Dopo la costruzione del Sacrario Militare del Tonale, nel 1936, sarebbero infine state traslate presso il medesimo, dove riposano tuttora.
Le spoglie del capitano Scagliola furono trasportate a Ponte di Legno, e poi inumate nel cimitero comunale. Dopo la costruzione del Sacrario Militare del Tonale, nel 1936, sarebbero infine state traslate presso il medesimo, dove riposano tuttora.
Il loculo del capitano Ettore Scagliola, presso il Sacrario Militare del Tonale (foto dell'autore). |
Alla memoria del capitano Scagliola, dei sottotenenti Ayroldi e Brugnetti, e degli uomini di truppa del 68° Fanteria caduti nell'azione del 25 agosto, dedichiamo questo articolo.
A cura di Niccolò F.
NOTE
[1] Così in G.U. n. 103 del 2 maggio 1893.
[2] Così in G.U. n. 194 del 18 agosto 1894.
[3] Così in G.U. n. 245 del 17 ottobre 1912.
[3] Così in G.U. n. 245 del 17 ottobre 1912.
BIBLIOGRAFIA
- Walter Belotti, 25 AGOSTO 1915: IL SECONDO ATTACCO ITALIANO ALLA CONCA PRESENA E LA CONQUISTA DEL LAGOSCURO, articolo pubblicato sul profilo facebook del museo in data 29 agosto 2015 (https://es-la.facebook.com/notes/museo-della-guerra-bianca-in-adamello/25-agosto-1915-il-secondo-attacco-italiano-alla-conca-presena-e-la-conquista-del/959139630814436/);
- Vittorio Martinelli, "Guerra Alpina sull'Adamello", Vol. I, 1915-1917, Pinzolo, 2002;
- Pier Amedeo Baldrati, Il 67º Fanteria - Cento anni di Storia, Como, Tipografia A. Noseda, 1962;
- USSME, Riassunti Storici dei Corpi e Comandi nella guerra 1915 - 1918, Roma - Libreria dello Stato.
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