domenica 17 gennaio 2016

Il caimano del Lario: Alfonso Bianchi Probati, un "laghée" tra gli Arditi nella Battaglia del Solstizio

Questo post è tratto da un più ampio lavoro di ricerca relativo ai caduti del Comune di Moltrasio - uno splendido borgo sul lago di Como - nella Grande Guerra, che si spera sia di prossima pubblicazione.  

È assai noto - anche perché enfatizzato da certa pubblicistica - il fenomeno per cui gli Stati belligeranti, di fronte alle pesantissime perdite causate ai propri eserciti dai combattimenti dei primi anni di guerra, nel corso del conflitto arrivarono, progressivamente, a "raschiare il fondo del barile", arruolando e facendo combattere ogni uomo che non già riuscisse a impugnare un arma, quanto fosse in grado almeno di indossare l'uniforme. Lasciando da parte esagerazioni e generalizzazioni, va tuttavia notato che il fenomeno, in forme e modi peculiari, interessò ovviamente anche l'Italia.
Qui di seguito narreremo proprio la vicenda di un giovane regnicolo che, pur inizialmente riformato per ragioni di salute, fu poi chiamato alle armi ed inviato al fronte; e tuttavia, come si vedrà, seppe farsi onore, finendo tra i reparti d'élite del Regio Esercito: gli Arditi.

Alfonso Bianchi Probati, soldato del 201° Regg. Fant. Brigata "Sesia".

Alfonso Francesco Bianchi Probati nasce a Moltrasio il 17 luglio del 1890, ultimogenito di Provino Bianchi Probati, cavapietra, e Felicita Peduzzi.

Frequentati i primi anni di scuola elementare (Moltrasio era dotata di una funzionale scuola elementare maschile, fondata grazie al lascito di un benemerito cittadino, il cav. Antonio Besana), inizia a lavorare come muratore, insieme ai suoi fratelli. In quegli anni, i paesi del Lago di Como - alquanto distanti dalle (allora) fiorenti industrie seriche del territorio comasco, e privi di un'agricoltura sviluppata - costituivano un importante bacino di lavoratori per il settore dell'edilizia. Si trattava, tuttavia, perlopiù di impieghi stagionali, che costringevano a lunghi periodi di ristrettezza nella stagione invernale.
Nel 1910, al compimento dei vent’anni, è chiamato al reclutamento nel Regio Esercito. Dopo una complessa vicenda burocratica - che qui si tralascerà - nel 1911 è infine riformato, per un difetto cardiaco,  e inviato in congedo assoluto.

Nella primavera del 1915, con l’entrata in guerra dell’Italia, la classe di leva del 1890 è immediatamente richiamata alle armi[3]: Bianchi Probati, tuttavia, in quanto riformato è esentato dal richiamo. Col passare dei mesi, data la necessità di disporre di sempre maggiori quantità di uomini al fronte, appare necessario riesaminare la situazione dei soggetti che, pur appartenendo alle classi di leva che già sono state richiamate alle armi, si trovano ancora in congedo in quanto riformati. Costoro, dunque, con la primavera del 1916 saranno chiamati a sottoporsi a una nuova visita militare[4]

Il 30 marzo 1916, dunque, molti riformati lariani, tra i quali anche Giovanni Bianchi Probati - uno dei fratelli maggiori di Alfonso -, sono convocati presso il Distretto Militare di Como. La commissione medica li ritiene entrambi abili e ne decide l’arruolamento. I due fratelli sono dunque inviati in congedo provvisorio, finché, il 4 maggio, sono chiamati alle armi: Alfonso Bianchi Probati, insieme al fratello e ad altri compaesani, è assegnato al 65° Regg. Fanteria della Brigata “Valtellina”, con sede a Cremona. Qui giunte, le giovani reclute nelle settimane successive attendono al loro primo addestramento. Circa tre mesi dopo, alla metà del mese di agosto, essi sono poi assegnati a un reparto mobilitato: Giovanni e Alfonso Bianchi Probati, forse dietro loro espressa richiesta, non vengono separati, e sono entrambi inviati al 28° Regg. della Brigata “Pavia”. I due fratelli possono così rimanere vicini, probabilmente con sollievo da parte dei loro genitori, nel momento in cui raggiungono il fronte. Il 20 agosto, i due giovani arrivano al loro nuovo reparto, ma, dopo solo dieci giorni, sono trasferiti ad un’altra unità: il 201° Regg. della Brigata “Sesia”, che si trova accampato alle Fornaci di Romans d’Isonzo.

In quegli stessi giorni, la Brigata “Sesia” ha lasciato la zona di riposo ed è rientrata in linea nelle trincee situate lungo la strada tra Gorizia e Ajsovizza, ov’è impiegata in duri lavori di rafforzamento delle nostre linee, subendo continue puntate da parte di pattuglie nemiche. Intanto, il 5 settembre, la brigata è trasferita nella zona di Redipuglia per poi prendere parte all’Ottava Battaglia dell’Isonzo (10-12 ottobre 1916), con l’obiettivo di raggiungere un’altura a sud della strada Oppacchiasella–Castagnevizza puntando verso Hudi Log. Il 10 ottobre l’attacco è sferrato, e a sera gli Italiani si attestano sulla linea di Quota 201, e cioè cinquecento metri oltre la prima linea nemica. Dopo un giorno di attesa, i nostri fanti proseguono l’attacco il 12 ottobre, avanzando ulteriormente, fino a portarsi – a prezzo di pesantissimi sacrifici[5] - a circa mezzo chilometro dall’abitato di Hudi-Log. Nella notte del 15 ottobre, il 201° reggimento è inviato a riposo a Fogliano. A fine mese, il reparto torna in prima linea finché, il 1° novembre inizia la Nona Battaglia dell’Isonzo (31 ottobre-4 novembre 1916). Dopo quattro giorni di durissimi combattimenti, però, i fanti della “Sesia” riescono a riportare solo scarsi risultati, con l’avvicinamento all’abitato di Castagnevizza e la parziale conquista della Quota 202. Il 5 novembre l’operazione è sospesa e il 7 la brigata è ritirata dalla linea e inviata a Fogliano per riorganizzarsi, avendo subito gravi perdite[6].

Nei giorni seguenti, durante il meritatissimo turno di riposo, Giovanni Bianchi Probati, fratello di Alfonso, si ammala, e dopo alcuni giorni, è inviato in licenza di convalescenza. I due fratelli sono costretti a dividersi: la sorte non li farà più incontrare[7]. All’inizio di dicembre, la Brigata “Sesia” ritorna in linea, ove resta sino alla fine del mese. In seguito, con l’inizio di gennaio, il 201° reggimento è inviato nella zona fra Gorizia e il Podgora, ov’è impiegato, per diverse settimane, in lavori di rafforzamento delle linee. Ai primi di marzo, la “Sesia” è riunita a Gorizia, in difesa del campo trincerato della città dai contrattacchi austriaci.
Il 17 agosto, alla vigilia dell’Undicesima Battaglia dell’Isonzo (18 agosto-12 settembre 1917), la Brigata “Sesia” assume l’integrale difesa della città di Gorizia, rimanendo in tali posizioni fino alla fine di ottobre. Nulla lascia presagire, in quel momento, la catastrofe che sta per abbattersi sulle nostre truppe.
Il giorno 27 ottobre, in seguito allo scaternarsi, all’alba del 25 ottobre, dell’offensiva austro-tedesca e allo sfondamento delle linee italiane nell'Alto Isonzo, alle truppe della zona di Gorizia è dato ordine di abbandonare la città per retrocedere oltre l’Isonzo, nel tentativo di opporre una più efficace resistenza al nemico. Nei giorni successivi, la "Sesia", pur in maniera ordinata, retrocede operando anche, il 30 ottobre, un'azione di contrattacco. Sganciatasi dal combattimento, la “Sesia” procede nel ripiegamento, sinché, il giorno 31, il 201° reggimento passa il Tagliamento sul ponte di Madrisio. Infine, il 4 novembre la brigata attraversa il Piave, spostandosi poi il giorno 7 nella zona di Roncade. Nel frattempo, gli Austro-Tedeschi sono riusciti anch’essi a passare il Piave, nei pressi di Zenson, mettendo a repentaglio la tenuta della linea di resistenza italiana. Il giorno 13, alla “Sesia” è dunque affidato il compito di affrontare il nemico ammassato alle Fornaci Franzin.
Le rovine delle "Fornaci Franzin" nel 1918. Collezione privata (fondo gen. A. Pedemonti).

Dopo aver riportato gravi perdite, il 201°, schierato a presidio della linea Villanova-Molino Novo-Casa Martini, la sera del giorno 16 procede al rastrellamento di alcuni elementi nemici infiltratisi nelle nostre posizioni e riesce a catturarli. Il 17, la “Sesia” è radunata in retrovia nella zona di San Biagio di Callalta, per riordinarsi.

Alfonso Bianchi Probati è tra i superstiti del suo reparto, che nell’arco degli ultimi undici giorni di ripiegamenti e combattimenti furibondi ha perso oltre mille uomini di truppa, tra morti e dispersi. Negli ultimi giorni del mese di novembre, i resti della Brigata “Sesia” sono schierati sul Piave, di fronte a Candelù, ove restano sino alla fine dell’anno. Con l’inizio del 1918, la brigata è inviata a Treviso, ove resta sino a metà febbraio, quando, ormai completamente ricostituita, ritorna sul Piave, rimanendo in seconda linea.


Bianchi Probati, tuttavia, in quelle stesse ha abbandonato il suo vecchio reparto, per compiere una scelta radicale: quella di diventare un “ardito. Dalla documentazione matricolare non è possibile trarre determinare con precisione il momento in cui assume questa decisione, ma si può immaginare che ciò avvenga all'indomani dell'assestamento della linea di resistenza sul Piave, nel corso della primavera del 1918.
Il giovane moltrasino è, dunque, uno dei tanti Italiani che, di fronte al Piave, di fronte al rischio supremo per la salvezza della Patria, decidono di mettersi completamente in gioco, di affrontare anche l'estremo sacrificio perché, davvero, "non passi lo straniero". E la sua scelta, ci sia consentito, è ancora più preziosa e probabilmente - per noi contemporanei - poco intellegibile, quando si considerino le peculiarità della sua vicenda bellica: una persona semplice, a suo tempo riformato, alieno - nel momento del suo richiamo alle armi - da qualunque preparazione militare, arruolato "a forza" a metà del secondo anno di guerra. Una persona, insomma, che non ha certo desiderato di trovarsi protagonista di quel momento storico così tremendamente grave. Eppure, proprio lui, sceglie di giocarsi il tutto per tutto, di stringere "il pugnal fra i denti" e impugnare "le bombe a mano". 

Dietro sua espressa domanda, Bianchi Probati lascia dunque il suo vecchio reggimento per essere trasferito ai “Reparti d’Assalto”. Dopo aver svolto il durissimo addestramento previsto per gli Arditi, egli è infine assegnato al XIII Reparto d’Assalto.

Alfonso Bianchi Probati, Ardito del XIII Reparto d'Assalto (primavera 1918). (cortesia collezione D.M.).
Il XIII Reparto d'Assalto è stato costituito nell'ottobre del 1917, alla vigilia dei dolorosi fatti di Caporetto. Nella ritirata dall'Isonzo, esso ha formato la retroguardia del XIII Corpo d'Armata, distinguendosi poi nel combattimento di "Casa Papadopoli" e ritrovandosi, allo spegnersi della Dodicesima Battaglia dell'Isonzo, con un terzo dei propri effettivi iniziali. All'inizio di aprile del 1918 passa, insieme al XIII C.d'A. da cui dipende, alle dipendenze della VI Armata portandosi sull'Altopiano di Asiago.
L'8 giugno, infine, il Reparto è trasferito alla 1^ Divisione d'Assalto (al comando del gen. Ottavio Zoppi), inquadrato nel 2° Gruppo d'Assalto. E' questo, con grande probabilità, il momento in cui Alfonso Bianchi Probati, terminato l'addestramento, è assegnato al XIII R.A. .


E' la vigilia della grande offensiva austro-ungarica.

Schieramento della Terza Armata al 15 giugno 1918 (da Guerra Italo-Austriaca MCMV-MCMVIII - Le Medaglie d'Oro, Vol. IV-1918, Ministero della Guerra, Roma, 1929).
Alle ore 03.00 del mattino del 15 giugno, l’artiglieria Imperial-regia inizia il bombardamento delle linee italiane, sul fronte dall’Astico al mare. Segue, poche ore dopo, l’attacco in massa delle fanterie: nel corso della giornata, gli Austriaci riescono a passare il Piave in più punti, insidiando pericolosamente la linea di resistenza italiana.

Dettaglio dello schieramento della 45a e della 25a Divisione (XVIII Cd'A) al 15 giugno 1918 (da Guerra Italo-Austriaca MCMV-MCMVIII - Le Medaglie d'Oro, Vol. IV-1918, Ministero della Guerra, Roma, 1929).
Al mattino del 16 giugno, un deciso attacco costringe i nostri fanti ad abbandonare Fagarè: l’intero settore della 45^ Divisione arretra di alcune centinaia di metri, e la situazione si fa gravissima, anche perché i reparti sono decimati. Gli Austriaci sono infatti riusciti a sfondare le nostre linee tra Zenson e Fossalta, e stanno avanzando rapidamente verso l'abitato di Monastier. Tra le case di questo paese sconvolto dalla guerra, i nostri soldati si rendono conto che l’ora è decisiva: se il nemico riuscirà a sfondare anche la linea arretrata di resistenza, la via per Treviso sarebbe aperta, col rischio di un nuovo crollo del fronte, dalle conseguenze potenzialmente catastrofiche. Lo stesso giorno, 16 giugno, giunge l'ora dell'azione anche per il XIII Reparto d'Assalto. Esso opera dapprima a Fossalta, e poi si sposta poco più a nord, verso l'ansa di Zenson, ov'è avvenuto lo sfondamento. 

Evoluzione della situazione nel settore di Monastier-Fossalta nei giorni 15-17 giugno 1918. La linea nera rappresenta quella di partenza dell'attacco austro-ungarico, all'alba del 15 giugno; quella tratteggiata è, invece, quella raggiunta alla sera dello stesso giorno 15 giugno; quella rossa è quella raggiunta alla sera del 17 giugno (immagine tratta da https://miles.forumcommunity.net/?t=55461405&st=15).


Il 20 giugno, così, gli Arditi del XIII Reparto si lanciano al contrassalto, nella pianura tra Zenson e Monastier. Il giovane Alfonso Bianchi Probati è tra loro. Ad un tratto, una sventagliata di mitragliatrice lo investe: una pallottola colpisce al volto il soldato moltrasino, trapassandogli il collo e fracassandogli la mascella. I suoi commilitoni, però, riescono a recuperarlo e a trasportarlo sino all’Ospedaletto da Campo n°146, nelle immediate vicinanze della linea: è l'inizio, per lui, di un triste e lungo calvario.
Mentre gli Italiani riescono a contrattaccare il nemico e a respingerlo verso il Piave, fino a scacciarlo sulla riva orientale, il ferito è trasferito, nei giorni successivi, all’Ospedaletto da Campo n°184, e da lì, il 25 giugno, in treno, al reparto “Morosini” dell’Ospedale Militare di Riserva di Milano. Le sue condizioni, pur stazionarie, restano molto gravi, e alle frequenti emorragie si aggiunge la febbre alta.
Il 30 giugno, dopo che gli è stata applicata una sorta di gabbia metallica alla mandibola, è ricoverato presso il “centro stomatoiatrico” dell’Ospedale Militare “Leone XIII[8], sempre a Milano, e quindi, il 2 luglio, trasferito presso il reparto staccato “Longone” dell'Ospedale Militare di Riserva, ove è sottoposto a un delicato intervento chirurgico. Qui, nel letto n°1 della sala 7, il giovane soldato trascorre i successivi dodici giorni, cercando, disperatamente, di aggrapparsi alla vita.
 
Nel frattempo, proprio dal giorno 21 giugno, su tutta la fronte del Piave, gli Italiani, da difensori, si trasformano in attaccanti: nel giro di pochi giorni, su tutta la linea i nostri soldati respingono e annientano il nemico, per poi, tra il 2 ed il 6 luglio, compiere una considerevole avanzata sul basso Piave, allontanando la minaccia nemica da Venezia. La battaglia, scatenata dagli Austriaci, si è trasformata per loro in una colossale sconfitta e per gli Italiani in una vittoria decisiva per le successive sorti della guerra.

Il XIII Reparto d'Assalto, protagonista di quelle giornate, è stato infine ritirato dalla linea, e conta le proprie perdite: tra gli ufficiali, 3 morti e 7 feriti; tra la truppa, 32 morti e 94 feriti. Nelle varie giornate di combattimenti, il solo XIII ha catturato oltre 1500 prigionieri, 32 mitragliatrici e 4 pezzi d'artiglieria.


Alfonso Bianchi Probati, invece, non ha cessato di combattere la sua personale battaglia con la morte. Il 13 luglio, i medici milanesi annotano: “L’ampia ferita comincia a detergersi e migliorano pure notevolmente le condizioni generali”. La diagnosi, sfortunatamente, è troppo ottimistica. Il giorno successivo, 14 luglio, alle tre del pomeriggio, dopo ventiquattro giorni di sofferenze, Alfonso Bianchi Probati muore per un’emorragia. È poi sepolto a Milano, nel Sacrario monumentale presso il Tempio della Vittoria in Sant'Ambrogio.

Sul muro di una casa diroccata, in quei giorni, era comparsa una scritta anonima: “Tutti eroi. O il Piave, o tutti accoppati”. Alfonso Bianchi Probati e gli altri che si immolarono per resistere sul “fiume sacro”, tennero fede a tale impegno.



Niccolò F.



[3] La 1^ e 2^ categoria della classe 1890 (facenti parte dell’Esercito Permanente), vengono richiamate, col Manifesto di chiamate alle armi pubblicato sulla G.U. n°133 del 27/5/1915, per il giorno 24 maggio. La 3^ categoria, invece, per il giorno 1° giugno.
[4] Il richiamo per i riformati della classe 1890 avviene in forza dell’art.1 del D. Lgt. 35/1916.
[5] In tre giorni di combattimenti, la brigata perde 19 ufficiali e 967 uomini di truppa, tra morti, feriti e dispersi.
[6] Le sue perdite, tra l’1 e il 4 novembre, sono di 34 ufficiali e 1289 uomini di truppa.
[7] Giovanni Bianchi Probati è inviato in licenza di convalescenza il 22 novembre, e sarà poi assegnato ad altro reparto.
[8] L’Ospedale era situato a Milano in Corso di Porta Nuova, nella storica sede dell’Istituto scolastico “Leone XIII”: nel 1915, difatti, lo stabile era stato requisito, e la scuola sfollata in altra sede.



BIBLIOGRAFIA
- Archivio di Stato di Como - Fondo Distretto Militare, foglio matricolare del soldato Bianchi Probati Giovanni.
- Archivio comunale di Moltrasio, Fondo Pensioni di Guerra, fascicolo personale.
- Guerra Italo-Austriaca MCMV-MCMVIII - Le Medaglie d'Oro, Vol. IV-1918, Ministero della Guerra, Roma, 1929.
Riassunti Storici dei Corpi e Comandi nella guerra 1915 - 1918 , Roma - Libreria dello Stato. 
- Filippo Cappellano, Basilio Di Martino, I reparti d'assalto italiani nella Grande Guerra (1915-1918), Roma 2007.
- Lucio Ceva, Storia delle Forze Armate in Italia, Torino, 1999.

3 commenti:

  1. Bellissimo articolo, scritto con competenza e passione. Molto apprezzabile la ricerca delle fonti.
    Complimenti!

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  2. Vorrei contattare l'autore
    brunomarcuzzo(at)gmail.com

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    1. Buongiorno, le rispondiamo subito sulla sua mail. Grazie!

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