mercoledì 5 gennaio 2022

Ricordo di un volontario di guerra: il capitano Grazioso Comolli

Il volontarismo di guerra italiano (o volontariato militare) - dal Risorgimento alla Seconda guerra mondiale - può annoverare figure eccezionali, storie di coraggio spinto all'estremo, azioni eclatanti. Tuttavia, il significato fondamentale dell'essere un volontario di guerra risiede anzitutto nella libera scelta di arruolarsi ed essere pronto a combattere per la Patria, ad affrontare i più grandi sacrifici ed eroismi, quand'anche questi non si verifichino. La breve storia che qui vi raccontiamo, in effetti, ci pare esemplare di questo essenziale significato.

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Un paio di settimane fa, recandomi al Cimitero Maggiore di Como a visitare i miei cari prima di Natale, come al solito ho allungato il giro, passando in qualche zona per me ancora inesplorata del camposanto. 

In una galleria sotterranea - peraltro in stato di vergognosa incuria, va detto - alzando lo sguardo ho intravisto una lapide, sporca e malmessa, ornata di un vecchio mazzetto di fiori finti, anneriti dal tempo. Attirato dall'epitaffio, mi sono concentrato sulla fotografia: è stato a quel punto che ho realizzato di riconoscere il volto che avevo di fronte. Lo avevo già visto su una fotografia, trovata in qualche mercatino almeno quindici anni fa.

Il capitano Grazioso Comolli in partenza per l'Africa. Spiccano i nastrini da reduce della Grande guerra. (coll. dell'A.)

Scoprivo così il nome di questo capitano del Regio Esercito, un po' attempato, ma dallo sguardo fiero: Grazioso Comolli. Di lui tenteremo di raccontare qualcosa ai nostri lettori.

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Grazioso Comolli nacque a Laglio, splendido borgo del nostro bel Lago di Como, il 18 gennaio 1885. Era figlio di Antonio Comolli, di professione tagliapietre, e di Giovannina Sampietro. La famiglia abitava in frazione Soldino, posta all'ingresso del borgo - proprio dove tanti decenni dopo si sarebbe insediato un celebre divo holliwoodiano - ove Grazioso crebbe, di fronte alle acque lariane.

Provenendo da una famiglia alquanto umile, Grazioso, con grandi sacrifici, mise in piedi in piccolo esercizio commerciale, sempre nella sua Laglio. Questo gli consentì, nel novembre del 1911, di convolare a nozze con la signorina Adele Airoldi, di Menaggio, di condizione agiata e a sua volta figlia di negozianti.

Con lo scoppio della Grande Guerra, Comolli fu chiamato alle armi insieme alla classe 1885 ed assegnato all'arma di Fanteria. Benché non avesse particolari studi alle spalle, fu in seguito promosso al grado di aspirante ufficiale con anzianità dal 25 agosto 1916 ed assegnato all'11° reggimento Bersaglieri. Con anzianità 15 novembre 1917 fu poi promosso tenente, grado con il quale Comolli combatté fino al termine delle ostilità. 

Congedatosi dal Regio Esercito, tornò sul Lario, spostandosi però nel capoluogo: a Como, in quegli anni tumultuosi del nostro complesso dopoguerra, vi era comunque una richezza alquanto diffusa e una certa richiesta di beni di lusso. Comolli, con ottima intuizione, decise allora di dedicarsi al commercio di automobili, che portò avanti con successo sino alla metà degli anni Trenta.

Si era, in quegli anni, nel momento di massima popolarità del regime fascista. Un periodo particolare della nostra storia, preludio di gravi tragedie, ma ancora caratterizzato da una forte spinta emotiva e da una forte compartecipazione ideale con le iniziative del regime. Non è questa la sede per analizzare il senso e l'utilità dell'avventura coloniale che l'Italia intraprese in quel frangente: è bene però sforzare di comprendere ciò che essa rappresentò per tanti Italiani, tra i quali il protagonista di questo articolo.

Grazioso Comolli, infatti, dovette vivere con grande entusiasmo i mesi a cavallo dell'estate del 1935 che videro la mobilitazione delle forze armate italiane in vista dell'impiego in Africa Orientale. Comolli, nel frattempo, nella primavera del 1935 - pur trovandosi in congedo - era stato promosso al grado di capitano .

Lo ripetiamo: non si vuol qui fare alcuna apologia della guerra, del colonialismo ed in particolare della campagna italiana in Etiopia. Quel che ci preme è interrogarci sui sentimenti che spinsero il nostro Grazioso, agiato commerciante d'auto cinquantenne, a lasciare la moglie, le comodità della propria casa, la sicurezza e tranquillità economica, per tornare ad indossare l'uniforme che aveva portato con onore durante la Grande guerra, e partire alla volta dell'Africa.
Comolli, mosso da un groviglio di sentimenti oggi difficilmente interpretabili, decise così di presentarsi volontario per la campagna etiopica.
La sorte lo destinò alla Divisione di fanteria "Cosseria" (5^).

Cartolina commemorativa della Divisione "Cosseria".

Tale grande unità del R. Esercito, con le ultime modifiche dell'ordinamento militare (divisioni c.d. ternarie), inquadrava in tale momento il 41° Rgt. Fanteria e il 42° Rgt. Fanteria "Modena" e l'89° Rgt. Fanteria "Salerno", nonché il 29° Rgt. Artiglieria per Divisione di fanteria. Le unità della Divisione erano tutte di stanza in Liguria, in particolare nella provincia di Imperia.

Il capitano Comolli in uniforme coloniale.

Il 19 agosto del 1935 la Divisione di Fanteria di Cosseria (5a), con la Brigata di Fanteria di Cosseria (V), strutturata sui soli 41° e 42° Rgt. Fanteria, e sul 29° Rgt. Artiglieria fu inviata in colonia, imbarcandosi a Genova. La divisione raggiunse dunque la Cirenaica, stanziandosi a Bengasi. Qui rimase, in preparazione, sino al mese di dicembre del 1935.

Con il gennaio del nuovo anno 1936, la "Cosseria" fu trasferita nel Corno d'Africa, raggiungendo l'Eritrea. L'unità fu dunque dislocata ad Adi Gualà (Adi Quala) nell'alto Mareb
In tale zona svolse principalmente attività di controllo e protezione delle retrovie del fronte di combattimento. 
Nel marzo del 1936, la "Cosseria" avanzò lungo l'itinerario Adi Onfitò-Axum e in aprile si dislocò nella zona di Adua. Terminata la guerra Italo-Etiopica il 5 maggio 1936, la "Cosseria" rimase in zona, impegnata in operazioni di polizia, ancora sino al mese di agosto.
Nel mese di settembre, la Divisione si imbarcò alla volta dell'Italia, sbarcando nel porto di Genova.

Grazioso Comolli, nel frattempo promosso al grado di Primo Capitano, si trovava insieme ai suoi compagni d'arme. La sorte lo doveva però privare della soddisfazione di tornare a rivedere le sponde del suo Lario, di tornare alla sua casa e tra le braccia della moglie Maria.
 
Infatti, nelle ultime settimane di presenza in Africa, un misterioso male - contratto in servizio - si era impadronito di lui. Appena sbarcato a Genova, Comolli fu dunque ricoverato presso il locale Ospedale Militare.
Qui, dopo pochi giorni di sofferenze, si spense, cinquantunenne, il 6 ottobre del 1936
La sua salma fu trasportata a Como, ove fu inumata presso il Cimitero Maggiore, come narrato all'inizio di questo articolo.

Lapide del cap. Comolli presso il Cimitero Maggiore di Como.

Il nome di Grazioso Comolli fu iscritto sul monumento ai caduti del Comune di Laglio e tra quelli degli altri volontari comaschi caduti nella campagna in Africa Orientale sul monumento eretto nell'antica sede dell'Associazione Nazionale Volontari di Guerra di Como, sita in Piazza Medaglie d'Oro.

Al suo ricordo dedichiamo questo modesto contributo.

A cura di Niccolò F.
 

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