NATALE DI GUERRA
Fervono i preparativi pel Natale.
Nel bianco e tranquillo ospedale è come sospesa una commossa aspettazione, una gioiosa ansietà del domani così bello - ognuno pensa in cuor suo - così bello per chi ha intorno tanto calore di affetto e protezione. Che importa se la bruma decembrale mette come un velo freddo e opaco ai vetri ben chiusi delle grandi finestre? Dentro, nel caldo rifugio, alla luce delle lampade elettriche si animano e sorridono visi rifioriti di convalescenti e dolci visi di infermiere; in tutti gli occhi c'è una luce e un annunzio: domani è Natale!
Sommessi mormorii sfuggono da gruppetti di svelte figurine affaccendate; i soldati passano vicino gruppetti misteriosi, fingono di non udire e di non sapere, ma i loro volti ove l'animo è raccolto in commosso affetto, dicono chiaro ch'essi sanno e intendono. Sentono intorno ad essi, come materiato, il fervido desiderio che è in tutti - medici e infermiere - di ripagarli, almeno in parte, nella festività Natalizia, di tutti i disagi e le privazioni sofferte; di ridar loro, pur tra le corsie dell'ospedale, la dolcezza del focolare lontano.
Domani tante madri, tante spose, tante sorelle, avranno in cuore più fissa e più desiderata l'immagine dell'assente; per tutta quella femminile accorata tenerezza altre mani di donna preparano oggi col fervore di una missione da compiere, le sorprese e i doni che richiameranno sui visi pensosi dei bravi soldati un sorriso di riconoscenza affettuosa.
Dietro i vetri chiusi alla bruma decembrale nel tiepido rifugio delle corsie, nella luce viva delle lampade elettriche è come un'aura nuova di festività e di attesa: domani è Natale!
E' Natale. Da due millenni, quasi, la poesia di questo giorno soavissimo rinnova nei cuori degli uomini la commozione profonda del suo divino Mistero.
E ogni anno in questo giorno, è come un ritornare dell'anima alle fonti purissime della Bontà, dell'Amore, per spogliarsi di ogni debolezza e desiderare solo la Virtù.
Natale di guerra quest'anno! Festa dell'amore tra il fragore degli odii scatenati; commemorazione di Presepio tra la bufera e lo sconvolgimento degli uomini e delle cose.
Tutto questo penso varcando la soglia dell'ospedale, di primo mattino, quando ancora la lampada velata della notte fascia di ombra discreta i bianchi letti e i tranquilli dormienti.
Nell'atrio c'è luce e movimento.
Tra i doni arrivati all'ultima ora, ieri sera, sono le belle medaglie bronzee, commemoranti il Natale di guerra.
Vediamo: se le portassimo subito, una ciascuna per letto, ai nostri feriti, ed essi, levandosi, trovassero un primo dono del Bambino Gesù?
Un breve consulto tra il gruppo delle infermiere mattutine.
- Signora - dice una - il mio "56" mi ha avvisata fin da ieri sera che non si alzerà se non troverà nella pantofola il regalo del Bambino -
- Facciamo - è l'opinione di un altra - che la giornata incominci con una lieta sorpresa -
Piano, ciascuna prende il suo numero di involtini e va a preparare la dolce improvvisata.
E poichè la sveglia suona in quel punto e la luce si fa nelle corsie, è un levarsi curioso di voci e di richiami.
- Oh! Bello! -
- Guarda qui il soldato in trincea! -
- E il Bambino col ramo d'ulivo -
- Io me la attacco subito sulla giubba e me la porto in Chiesa alla Messa -
- Ed io no? -
- Grazie signora! -
- Grazie, signorina! -
Il "56" si è alzato, visto che la strenna è arrivata e si da attorno a cercare degli spilli, tra i compagni.
E le infermiere si apprestano a decorare le giubbe della graziosa medaglia col nastrino tricolore.
- I nostri compagni, lassù in trincea, che Natale avranno? -
La domanda viene da un ferito toscano, da poco arrivato dall'Ospedale da campo, un soldato sempre allegro, malgrado la sua "pancia bucata" come dice lui (una palla nemica lo ha ferito all'addome).
Per un attimo passa nel cuore d'ognuno lo stesso palpito pei fratelli e le voci taccioni.
La visione delle lontane trincee bianche di neve, e degli eroici difensori vigili tra il freddo e i disagi ritorna insistente durante la Messa celebrata nella Cappella Claustrale, in un'atmosfera di mistica bellezza e di commozione indescrivibile.
L'Altare è tutto uno sfavillio di lumi riflessi e moltiplicati nei lucidi argenti dei candelabri, nell'oro brillante del Tabernacolo e del tronetto rizzato tra i due angeli oranti, sul damasco d'oro della ricca pianeta indossata dal celebrante. Dall'incensiere leggere nubi si levano, velando a tratti e addolcendo lo sfolgorio che irraggia dalla Mensa preparata per il Sacrificio.
Al di qua della balaustra, nei banchi s'allineano le grigie divise dei soldati nostri e subito dopo di essi è il gruppo candido delle infermiere crociate. La nobildonna che ci è larga di ospitalità e che ha convertito un'ala del suo palazzo nel grazioso e quieto ospedale della Croce Rossa, è pure presente con tutta la sua Casa.
Nel fondo della Cappella, attorno all'Armonium, sono i cori che dovranno accompagnare la funzione divina.
E quando il Sacerdote sale all'Altare le note dolci e solenni di un'antica pastorale s'effondono intorno a noi e le argentine voci vibranti dei cori intonano un mottetto bellissimo:
- Gaudeamus! -
Viene fatto di sognare, tra la leggera nube d'incenso e il barbaglio dei lumi, un agitarsi e uno svolare di angeli intorno alla culla divina mentre la musica canta:
- Gloria in excelsis Deo! -
Nel gruppo delle grigie divise, in quello candido delle infermiere, nell'altro bruno delle Dame presenti, è lo stesso prono raccoglimento, lo stesso raccolto fervore. Ogni anima è come portata fuori dal mondo materiale in un'atmosfera di Paradiso; ogni anima dinetica un istante il peso affannoso della vita, per tuffarsi nella dolcezza confortatrice della Fede.
I visi che si levarono fermi incontro al nemico e alla morte, si curvano ora, vinti da una trepida dolcezza, davanti all'Ostia Divina; occhi che fissarono asciutti le orribili stragi ed il supremo pericolo hanno ora veli di lagrime trattenute.
- Agnus Dei - cantano le voci limpide e alla Divina Mensa s'accostano i buoni e forti soldati, le bianche infermiere.
... Veramente, ora, nella piccola Chiesa vi sono nubi d'incenso e nubi di Angeli...
Passa nella musica e nei cori un largo fremere di note imploranti:
- Parce Domine, parce populo tuo... - Abbi pietà di noi, o Signore, abbi pietà dei Morti e dei sopravvissuti a questa immane bufera che ci travolge, come l'aquilone travolge le festuche del campo. La musica piange e implora:
- Parce Domine, parce populo tuo -
La medaglia del Natale 1915 di cui si parla nel diario (Fonte:Internet)