Questi, bravo ufficiale veterano della Guerra Italo-Turca e comandante del Battaglione "Val Maira" fino ai furibondi combattimenti del giugno 1916 sul Monte Castelgomberto, si ritrovò accomunato nella morte al suo giovane subalterno Vittone. Avendone casualmente reperito il ritratto, a lui dedichiamo questo breve post.
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Camillo Pasquali, qui capitano degli Alpini (anno 1910 ca.). |
Camillo Pasquali nacque a Siracusa il 22 settembre del 1874. Intrapresa la carriera militare, frequentò l'Accademia di Fanteria e Cavalleria di Modena, uscendone - invero non giovanissimo - sottotenente nel 1897 [1]. Fu dunque assegnato all'arma di Fanteria, prestando servizio di prima nomina nel 41° Reggimento della Brigata "Modena". In seguito, promosso al grado di tenente, fu trasferito al Corpo degli Alpini, al quale avrebbe consacrato i successivi anni della sua vita.
Successivamente, si sposò, ed ebbe ben sette figli.
Nel 1908, mentre si trovava assegnato al 2° Reggimento Alpini, diede una prima prova del suo temperamento coraggioso. Mentre, coi suoi uomini, era impegnato in un'escursione in montagna nel territorio del comune di Ovaro (in provincia di Udine), accortosi che uno di essi era scivolato in un torrente, vi si gettò per soccorrerlo. L'atto coraggioso, ma temerario, gli valse la sua prima Medaglia d'Argento al Valor Militare, nella cui motivazione possiamo anche scorgere l'esito del suo slancio:
“Durante un’escursione in montagna, visto uno dei propri
sodali cader nelle acque di un impetuoso torrente, con generoso slancio si
gettò al suo soccorso, riuscendo però a scampar egli stesso dalla morte sol per
l’aiuto offertogli da altri militari. – Ovaro (Udine), 10 maggio 1908.”
Il tenente Pasquali e lo sfortunato alpino furono, infatti, salvati dal coraggio del caporalmaggiore Eugenio Oniboni, da Castelnuovo Magra, che si guadagnò a sua volta la Medaglia d'Argento:
“Nella
predetta circostanza, arditamente si slanciò pel primo nelle acque del torrente
al soccorso dei pericolanti, che, con grande sforzo, aiutato da altri, riuscì a
fermare ed a spinger a riva.”
Trascorsi tre anni da questo avvenimento, scoppiò la Guerra Italo-Turca. Camillo Pasquali, intanto promosso al grado di capitano, prestava servizio nel 1° Reggimento Alpini. Scelto per essere aggregato al Corpo di Spedizione, fu inviato in Cirenaica, ove combattè - non ci è stato possibile determinare con quale battaglione [2] -, in particolare, presso Derna. Per il contegno dimostrato in combattimento, fu decorato con la Medaglia di Bronzo al Valor Militare:
“Per lo slancio, l’intelligenza, la calma con la quale
comandava il proprio reparto nei combattimenti del 17 gennaio e del 3 marzo
1912. – Derna, 17 gennaio e 3 marzo 1912”
Rimpatriato, riprese l'ordinario servizio di caserma. Nell'estate del 1914, "per speciali benemerenze acquistate in Libia", fu nominato cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia motu proprio dal Re Vittorio Emanuele III [3].
Nel 1915, al momento dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, si trovava, sempre con il grado di capitano, assegnato al Battaglione "Val Maira", del 2° Reggimento Alpini.
Riprendendo brevemente quanto già narrato con riferimento al sottotenente Vittone, ricordiamo che nel corso della prima metà di giugno del 1915, il "Val Maira" si portò al
completo nel settore dell'Alto But, sostituendo il battaglione "Val
Tagliamento" nell'occupazione delle posizioni sulla linea selletta Freikofel-Monte Pal Grande.
Il battaglione restò su tali posizioni sino al mese di settembre,
alternando il presidio delle linee - insidiato da frequenti puntate del
nemico - a periodi di riposo trascorsi a Treppo Carnico.
Il 19 settembre, a fronte del rischio di un attacco nemico sul Freikofel, il comandante del Battaglione - maggiore Antonio Dadone - , insieme alla 218a compagnia,
si portò presso Casera Pal Piccolo, schierandosi a difesa del Pal
Piccolo per poi trasferirsi sul Pal Grande. Su tali posizioni, nonché in
altre del Monte Croce carnico e della Val Collina, il "Val Maira"
trascorse gli ultimi mesi del 1915.
Il 30 dicembre del 1915, il capitano Pasquali assunse - dal cedente capitano Giuseppe Cremascoli - il comando del Battaglione "Val Maira".
La prima parte del nuovo anno 1916 non vide il Battaglione impegnato in
particolari operazioni, dovendosi esso tuttavia confrontare con il
grande pericolo di valanghe, che determinò adattamenti delle linee di
occupazione, così come dolorose perdite tra le nostre file.
Intanto, a far data dal 17 febbraio 1916, Camillo Pasquali fu promosso al grado di maggiore.
Nella notte del 26 marzo, il
nemico, agendo di sorpresa e senza preparazione d'artiglieria, riuscì a conquistare una quota
centrale del Monte Pal Piccolo: i contrattacchi italiani del giorno seguente videro impegnata, in particolare, la 218a e la 219a compagnia, la quale ultima subì forti perdite.
Il brillante contegno del suo Battaglione fruttò al capitano Pasquali una seconda Medaglia d'Argento al Valor Militare:
“Con mirabile coraggio ed intelligenza eseguiva l’ordine
ricevuto dal comandante delle truppe di attaccare energicamente l’avversario,
in modo tale da impedirgli di accorrere in altra posizione, riuscendo
brillantemente nello scopo. – Pal Piccolo, 26-27 marzo 1916”
Successivamente, a metà aprile, il Battaglione "Val Maira" sostituì riparti dei battaglioni "Monviso" e del "Dronero" sulle posizioni di colletta
Kozliac, Monte Nero e Monte Rosso rimanendovi fino ai primi di maggio, quando, il 10,
si portò nuovamente a Kosec per provvedere a lavori stradali.
Dopo un altro turno di trincea e una settimana trascorsa sul Monte Pleca
(15 - 22 maggio), il "Val Maira" rientrò a Cividale; il 24 fu
trasferito a
Bassano a disposizione della 1a Armata, ed il 27 si spostò nuovamente a
Ronchi.
In quei giorni, era in pieno svolgimento l'offensiva di primavera sferrata dall'esercito imperial-regio sul fronte degli Altopiani (c.d. Strafexpedition), e mentre la linea del XIV Corpo d'Armata si andava
deflettendo per la forte pressione avversaria, con i battaglioni "Monviso" e "Val
Maira" fu costituito un nucleo avente il compito di garantire il controllo degli sbocchi della
val Frenzela.
Il 28 maggio, il "Val Maira" prendeva posizione prima a Monte Nos ed a
Monte Baldo poi a Monte Cimon ed a Monte Longara.
Su tali linee, piccoli attacchi di riparti
esploranti furono facilmente respinti. Il 30 maggio, giunti nella zona
i Battaglioni "Argentera" e "Morbegno" (quest'ultimo, del 5° Reggimento Alpini), con essi, insieme col "Val
Maira" e col "Monviso", fu costituito il "Gruppo Alpini Foza".
Al 5 giugno, dunque, le forze del Gruppo risultavano così disposte: il Batt. "
Monviso" tra Tondarecar e Castelgomberto; il Batt. "
Val Maira" a Castelgomberto; il Batt. "
Morbegno" sullo sperone a nord di Monte Fior; il Batt. "
Argentera"
tra Monte Fior e Monte Spil. In particolare, le cime di Monte
Castelgomberto, Monte Fior, Monte Miela, Monte Tondarecar e Monte
Badenecche costituivano quello definito, nelle fonti militari italiane,
quale
complesso montano del Castelgomberto. In questo senso, la
fronte del "Gruppo Alpini Foza", come visto, si estendeva - su
un'ampiezza di circa quattro chilometri - per l'appunto su tale arco montano.
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Teatro d'operazioni del "Gruppo Alpini di Foza"; evidenziate in colore, le principali cime, e l'abitato di Foza. |
Alle 11.30 del mattino, le artiglierie austriache aprirono il fuoco sulle posizioni
difese dai Battaglioni "Morbegno" e "Monte Argentera", proseguendolo
sino alle 18.00, ora in cui reparti dell'11a Brigata austro-ungarica
mossero all'assalto. Gli alpini
resistettero fino all'esaurirsi dell'attacco, a tarda sera: la ritirata
dei reparti attaccanti avvenne intorno alla mezzanotte.
Il giorno successivo, 6 giugno, le operazioni subirono una sosta, e
frattanto la direzione delle operazioni nel settore Melette-Marcesina
fu assunta dal comandante del XX Corpo d'Armata, tenente generale Luca Montuori. Nell'ordine di operazioni diramato, il compito del XX Corpo fu fissato, prima di passare all'offensiva, in quello di "opporsi
energicamente ad ogni ulteriore avanzata del nemico verso la valle del
Brenta ed affermarsi sulle posizioni del Monte Lisser e Monte Meletta di
Foza" [5].
Il mattino del giorno dopo, 7 giugno, alle ore 10.30, le artiglierie
imperial-regie ripresero a battere le posizioni italiane del settore, e
in particolare quelle del Monte Fior e del suo sperone nord, difeso, come si è visto, dagli alpini del Battaglione "Morbegno"
(5° Reggimento). In rinforzo a questi fu inviata, tra gli altri reparti, anche la 219a compagnia del "Val Maira".
Le altre due compagnie del Battaglione (la 217a e la 218a), al comando del maggiore Pasquali, restarono invece schierate sul Monte Castelgomberto.
Si era, dunque, nel pomeriggio inoltrato del 7 giugno. Il combattimento
infuriava, e gli assalti degli Austro-Ungarici si infrangevano contro
l'accanita resistenza dei nostri alpini.
La lotta si sarebbe protratta sino a sera inoltrata, con pesantissime perdite tra i nostri combattenti. Tra queste, intorno alle sette di sera, anche quella del valoroso sottotenente Vittone che, colpito alla testa, sarebbe spirato poco dopo. Il maggiore Pasquali, pur di tener fede ai suoi ordini, dovette riportare "ben cinque ferite" prima di abbandonare il comando, per essere trasferito al posto di soccorso. Da lì, date le sue gravi condizioni, fu poi trasferito presso l'Ospedale civile di Bassano, ove spirò il giorno 16.
Il riassunto storico ricorda che "Nel battaglione, già decimato, il giorno
8 di tutti gli ufficiali esiste[va] un solo capitano": infine, tra gli ufficiali del "Val Maira" si dovettero contare undici feriti, tre dispersi e due morti , il sottotenente Vittone e il maggiore Pasquali. Tra la truppa, invece, cinquantuno morti, duecentoquarantaquattro feriti e
centouno dispersi.
Come nostro uso, crediamo giusto concludere questo breve ricordo con la motivazione della Medaglia d'Argento al Valor Militare che fu poi concessa alla memoria di questo valoroso alpino, venuto dalla Sicilia a sacrificare la sua vita su quelle aspre propaggini d'Italia, e che ci pare ne resti quale migliore epitaffio:
“In ripetuti combattimenti diede mirabile esempio di calma
imperturbabile e di valore. Al suo comandante di gruppo, che gli faceva
raccomandazioni di resistere ad ogni costo, rispose fieramente: “Resteremo fino
all'ultimo soldato! Viva l’Italia!”. Non curante di sé, si espose arditamente
ove maggiore era il pericolo, finché cadde colpito a morte. –
Castelgomberto-Monte Fior, 5-8 giugno 1916”.
A cura di Niccolò F.
NOTE
[1] In G.U. n. 94 del 22 aprile 1897.
[2] In quelle date, presso Derna, combatterono il Battaglione "Saluzzo", del 2° Reggimento, e l'"Edolo", del 5°.
[3] In G.U. n. 202 del 24 agosto 1914.
[4] AA. VV.,
L'Esercito Italiano nella Grande Guerra (1915-1918), ivi, p. 190.
BIBLIOGRAFIA
- AA. VV., L'Esercito Italiano nella Grande Guerra (1915-1918), Vol. III, Roma, Libreria dello Stato.
- Riassunti Storici dei Corpi e Comandi nella guerra 1915 - 1918 , Roma - Libre
ria dello Stato.