venerdì 15 aprile 2016

Giuseppe Favergiotti - Classe 1900

Il caso, inteso come evento che si verifica nonostante la sua probabilità sia quasi nulla, è una cosa che, magari in diversa misura, tutti abbiamo sperimentato.
Il nostro racconto della storia del sottotenente Favergiotti inizia proprio grazie al Caso.

Nello spulciare l'archivio in cerca di qualche personaggio su cui parlare mi sono venute in mano una decina tra cartoline e lettere acquistate nel negozio di un amico più o meno un anno fa. Il materiale non è molto ma, essendo una recluta della classe '900, l'argomento è interessante e inizio la stesura dell'articolo salvandolo come bozza nella parte riservata del blog. Un paio di giorni dopo Niccolò F., amico e compagno d'avventura del blog, mi scrive chiedendomi dove fossero indirizzate le cartoline perchè ci potrebbe essere un interessante coincidenza.
E così è!
Scopriamo infatti che lui aveva un altro lotto di una decina di cartoline in franchigia spedite dallo stesso militare allo stesso indirizzo! Anche lui le aveva acquistate, però ad un mercatino da uno svuotacantine che le esponeva malamente in terra, è quindi probabile che la casa della famiglia Favergiotti sia stata svuotata da diversi rigattieri e che il materiale sia purtroppo andato disperso.
Quello della dispersione è un destino comune a molti insiemi nominativi. Le cause sono diverse come la poca sensibilità dei venditori o il mero spirito speculativo, l'effetto finale è però sempre lo stesso, ossia la dispersione di storie e testimonianze che, una volta separate, rischiano di perdere ogni tipo di valenza storica rimanendo legate al solo valore del mercato collezionistico.

Ma veniamo adesso alla storia di Giuseppe Favergiotti.
E' noto a tutti che, durante la Grande Guerra, l'ultima classe inviata al fronte fu quella del '99.
Pochi sanno però che dal febbraio del '18 (1) venne richiamato il 1° scaglione della classe 1900.

La prima cartolina è scritta mentre la recluta Favergiotti si avviava al campo d'addestramento. Interessante la richiesta di francobolli, poichè probabilmente le cartoline in franchigia non gli erano ancora state distribuite:
30-4-18
Come vi ho già scritto parto per il campo verso il 6 o il 7 Maggio.
Se lo sapevo un po' di tempo vi avrei scritto di mandarmi qualche cosa da mangiare ma ora non disturbatevi impiegando i pacchi moltissimo tempo prima di arrivare al comando ove bisogna andare a ritirarli.
In tutti i casi se avrò bisogno di qualche cosa scriverò dal campo. Scrivendomi mandatemi qualche francobollo, qui non ce ne sono più e durante la marcia che durerà 3 giorni non so se ne potrò trovare. Dovremo fare circa una sessantina di Km per andare a Clusone al di la di Bergamo ove pianteremo le tende.
Sto benissimo, divento anzi un po grosso, sono stato ai tiri, 5 centri.
Bacioni

Sulle prime attività svolte al campo di Clusone non ci è giunta testimonianza, però possiamo immaginare si trattasse della normale attività d'addestramento con sessioni di marcia e al poligono di tiro.
Le aspirazioni del Favergiotti però vanno ben oltre alla condizione di soldato semplice e, come consigliato anche da un superiore, comincia a pensare ai corsi per allievo ufficiale:

19/05/1918
Amati Genitori,
ho ricevuto ieri vaglia e pacco unitariamente alla vostra lettera, di tutto ringrazio sentitamente.
Non ebbi fin'ora il tempo di scrivervi perchè dovetti montare di sentinella al poligono del lancio delle bombe.
Ho però cominciato oggi il lavoro che già ti ho detto e quindi per qualche giorno d'istruzione non si parla.
Questa mattina abbiamo avuto la messa al campo; niente di più commovente che il vedere 12mila soldati che hanno ascoltato la messa colla massima devozione.
Al 10 giugno incomincerà un corso per aspiranti ufficiali di fanteria della durata di 4 o 5 mesi essendo i titoli di studio richiesti molto bassi. Il corso obbligatorio pure di fanteria al quale dovrei essere mandato io incomincerà pure fra poco ma avrà la durata di 40 giorni.
Preferisco il primo e come mi ha consigliato il tenente farò la domanda.
Se però avete qualche cosa in contrario scrivetemi a mezzo di un espresso. Scriverò poi per riguardo di documenti.
Di salute sto sempre bene e altrettanto spero di voi.
Sperando di rivedervi presto vi invio due baci aff.mi
Giuseppe

Informazioni sulla vita all'accampamento sono contenute in quest'ultima parte dove, con un certo senso dell'umorismo, è descritto il giaciglio su cui trascorre le ore di riposo:

21/05/918
Amati Genitori
Come vedete ho trovato dopo tanti stenti anche l'inchiostro per far funzionare la mia penna stil. colla quale vengo a darvi rassicurantissime notizie riguardo alla mia salute sempre, grazie a Dio, perfetta.
Son molto dolente nel sentire come abbiate passato la festa di Pentecoste senza un mio scritto. Veramente vi avevo scritto due giorni prima, non so spiegare il ritardo o la dispersione. Il giorno istesso vi ho mandato un espresso; spero che l'avrete ricevuto.
Capisco l'ansietà di ricevere notizie; è l'istessa che provo io quà sebbene giornalmente riceva sempre due o tre cartoline dagli amici e qualche lettera fra le quali ricerco subito la vostra, e son salti quando ne ritrovo qualcuna!
Rassicuratevi intorno alla mia vita all'accampamento, non dormi già sulla nuda terra, ma sulla paglia e su questa paglia ci stà un ben imbottito pagliericcio, su questo pagliericcio v'è una coperta sulla quale sta il sottoscritto il quale ha al di sopra, a sua volta, due altre coperte e la mantellina. In tutto una montagna [la lettera finisce qui]"

Ecco un esempio in cui lo smembramento del lotto fa sentire tutto il suo peso, perchè la perdita della seconda pagina non ci permette di conoscere altri aneddoti di vita al campo.

L'inchiostro della lettera precedente era probabilmente già terminato ma, grazia alla matita copiativa, le lettere continuano. Purtroppo gli scritti a matita, se non ben conservati, mal sopportano i segni del tempo e in questo caso alcune righe son diventate così evanescenti da essere illeggibili.

29/05/18
Amati Genitori,
ieri è stato qui l'amico Balini che trovandosi occasionalmente a Bergamo ci ha fatto veramente un gran favore col venire a trovarci. Egli vi darà al suo ritorno a Novara (domani sera) notizie ampissime sulla mia sempre perfetta salute, sul mio non ancora diminuito buon umore, sul Paese (luogo veramente di villeggiatura), sul campo, sui miei cresciuti baffetti e su tante altre cose.
Abbiamo potuto ottenere tutti e quattro un permesso di libera uscita diurna di quattro ore durante le quali riuniti abbiamo passato uno dei più bei giorni della nostra vita militare.
Son già quattro giorni che qui alla Presolana e al Tonale, vale a dire [riga illeggibile] suona incessantemente, segno di offensiva. Se si avesse a disposizione un buon cannocchiale si potrebbero vedere distintamente da una di queste vette le trincee ed i baraccamenti come si vedono a occhio nudo le diverse vette e posizioni. Non allarmatevi però che pur essendo tutto visibilissimo ci vogliono circa due giorni di marcia. Da Clusone a nome censurato in linea retta c'è la stessa distanza come di qui a Bergamo (due giorni di marcia).
Aereoplani però non ne verranno, c'è troppa neve in su queste vette.
Oggi sono stato iscritto (sebbene non di mia troppo spontanea volontà) in un plotone di allievi caporali, l'indirizzo però è sempre lo stesso per ora.
Da mercoledì passato non ho ricevuto posta da nessuno e ciò mi impensierisce molto, quando ricevete questa mia scrivetemi subito, anche due lettere, qualcuna arriverà.
Vi mando a scanso di errori il mio indirizzo:
Sold. F.G. 73° Fanteria 1° Compagnia - Clusone (campo distaccamento - prov. Bergamo)
Ricevete intanto i miei più aff.si saluti e due bacioni
Giuseppe
Ricevete almeno la mia posta?

Il 2 giugno 1918, nello stesso giorno della Festa dello Statuto, c'è finalmente il giuramento.
Per l'evento furono organizzati grandi festeggiamenti che vide sfilare circa 9500 reclute tra appartenenti all'Artiglieria cavallo, ai Bersaglieri e alla Fanteria.
Al momento del giuramento alcuni aeroplani lanciarono dei volantini tricolore col seguente testo:
“Ai giovani che oggi rinnovellano il giuramento di Pontida contro i discendenti degli stessi barbari la Patria in attesa della nuova Legnano guarda e benedice Viva l’Italia viva l’Esercito viva il Re. Domani vittoria e Pace oggi resistenza e sacrifci tutto per la Patria. Questa è la giusta guerra del diritto contro la prepotenza della Civiltà contro le barbarie Armi e Concordia, Fede e costanza, daranno Vittoria e Pace, dall’alto dei cieli benedici Iddio, la Patria e il Re. Dall’Alpi, dai Mari, dal Cielo, come pulsanti motori vibrano i cuori e i polsi: dei fgli d’Italia, passa grandioso fantasma, con l’indice teso al confne, Garibaldi o non indegni nepoti dei martiri eroi ci grida-salvate la Patria, Avanti! In quest’ora terribile o morte o Libertà!” (2)

Anche una cartolina fu stampata a ricordo dell'evento:

Fonte: Internet
Ed ecco la foto che Giuseppe inviò ai genitori, dove si vedono i reparti sfilare:

Archivio Arturo E.A.
Un paio di settimane dopo la festa è dimenticata ma, probabilmente per via del corso che ha iniziato a frequentare, c'è aria di licenza:

17-6-18
Benissimo di salute.
Ho ricevuto con piacere vostra lettera e cartolina postale. Tra pochi giorni avrò la dichiarazione del preside (già in viaggio) e domanderò la licenza a partire dal 28 c.m.
Avrò probabilmente 10 di licenza e 4 di viaggi. Spero quindi di rivedervi presto.
Non preoccupatevi circa mia malattia sono guarito completamente.
Bacioni,
Giuseppe

Un mese più tardi apprendiamo che, in attesa degli esami, Giuseppe rientra al plotone allievi caporali.
Gli ormai quattro mesi di vita militare aiutano a leggere i piccoli segnali della vita al campo e così un evento apparentemente ordinario, quale l'ordine di oggetti di ricambio, permette di capire i movimenti futuri:

20-7-18
Ricevuta vostra lettera.
Sono rientrato nel plotone allievi caporali. Presto ci saranno gli esami. In quanto alla partenza non si sa niente di preciso. O si va via fra una settimana o si sta qui fino ai primi di settembre. Credo piuttosto a quest'ultima perchè sono stati ordinati oggetti di ricambio frai quali teli da tenda. Ad ogni modo si ritornerebbe a Calozio. Mandatemi maglia pesante perchè queste sottili sono subito inzuppate ed arrecano più danno che vantaggio.
Quando scriverà la mamma? Avrei tante cose da dirvi! Casomai i timbri cancellassero lo scritto vi ho detto di mandarmi la maglia pesante che quella leggera non va bene è subito inzuppata, ed io adopero solo quella del governo. Vi scrivo da Rovetta durante una marcia, non ho a disposizione che questa cartolina e questo francobollo. Scusate.
Bacioni
Giuseppe


Interessante poi come, ancora una volta, Giuseppe sia stato costretto all'uso di una cartolina ordinaria e che, non avendo abbastanza francobolli, i genitori abbiano dovuto pagare una sovrattassa per conoscere le parole del proprio figlio. Probabilmente la maggior parte delle cartoline in  franchigia erano destinate alle truppe in linea.


Le sue previsioni sul ritardo della partenza sono parzialmente deluse, dopo appena sei giorni infatti il reparto si muove per una marcia alla Presolana. Queste marce sono ormai una prassi e, come si legge, l'addestramento e le marce diventano sempre più dure:

26-7-18
Cari Genitori,
vi scrivo di sera piuttosto un po' male avendo dormito tutto il giorno. Questa notte partiremo per una marcia alla Presolana. Non so se andremo fin dove stanno appostati i nostri grossi calibri, vale a dire un po' più in la della Presolana. Comunque sia ci incammineremo per il ritorno domani sera. A giorni dovremmo andare al lago d'Iseo dove ci sono già stati i bersaglieri, e ci fermeremo a passare la notte.
Da quando son venuto qui dalla licenza la vita è cambiata totalmente; collo scopo di irrobustirci non ci fanno far altro che marce ed escursioni. Ti posso assicurare che lo scopo è raggiunto perchè i polmoni ed il torace si gonfiano ed i muscoli s'irrigidiscono, ma chi ci va di mezzo siamo noi, sempre stanchi morti.
Gli alt per riposarsi sono di 5 minuti scarsi ogni ora di marcia su strada; mezzora ogni 2 di salita. Ci sono dei sentieri al cui confronto la mulattiera del Mucrone è una ferrovia.
Siamo stati a Rovetta, fino del Monte, Cromo verso val di Scalve sul Gottardo, tutto per rinforzarsi come dice sempre un venditore di cioccolata che viene spesso da noi.
Non ho ancora ricevuto una parola dalla mamma, animo!

Da notare come, già all'epoca, c'era chi aveva il fiuto degli affari e vendeva la cioccolata  alle affaticate reclute!

D'altronde il servizio di sussistenza non doveva essere gran che e anche il vino doveva essere pagato privatamente. Un evento però viene a rompere il solito tran-tran, l'arrivo del cinematografo:

5-8-18
Ho ricevuto oggi il pacco che mi avete mandato, contenente tutto ciò che era indicato nell'unito foglietto.
Salute sempre ottima. Per compensarci delle fatiche, del rancio ottimo e del vino che di distribuiscono (pagando, e alla cantina) il governo ha pensato di mandarci una sezione cinematografica all'aperto montata su carri automobilistici.
Così ieri sera abbiamo avuto uno spettacolo durato fino alle 12 con sveglia alla mattina verso le 4.
L'è una cuccagna! Fortuna che dura poco perchè spero d'andare alla scuola altrimenti c'è poco da stare allegri!
Bacioni

Ma, da quanto sembra, più che un regalo è sembrato una punizione e possiamo solo immaginare quanti soldati si siano addormentati durante la proiezione...


Passano i mesi, e la guerra si conclude con la vittoria delle armi italiane. Anche di questo periodo non ci è giunta testimonianza, perchè la lettera successiva è datata dicembre 1918.
Spedita da Caserta, sede della scuola ufficiali, lascia intravedere una voglia di smobilitazione e ritorno alla vita borghese:

Caserta, 10 dicembre 1918
Cari genitori,
Credevo di ricevere oggi qualche notizia da voi ed invece la posta non mi ha portato niente. Penso ancora alla lettera della mamma ed il fatto che dopo tanto tempo si sia decisa finalmente a scrivere mi fa pensare che l'abbia fatto obbligata da una necessità. E penso: che mio padre si sia ammalato? Ma queste son fandonie che mi stanno passando per il capo non è vero? Voi siete sanissimi ed aspettate con ansietà il mio ritorno.
A proposito di licenza, gli ufficiali che dapprima ce la davano per sicura ora non ne accennano più e nemmeno ne parlano, siamo già a mercoledì e non si prevede alcuna disposizione, già sarebbe un po' presto ma intanto son nervoso, si dice che non si sono ancora messi d'accordo per la formazione delle tradotte ed altre cose; ... e ci diano una buona volta questa licenza che ci arrangiamo noi ad andare a casa, magari a piedi, collo zaino in spalla, con tutto, ma ci mandino a casa magari per ritornar mai più il che sarebbe il meglio che potrebbero fare.
Ho appena finito di fare il lavoro di Morale Militare, fui già interrogato una volta. Ho fatto il lavoro di Amministrazione e tanti altri accidenti, sempre lavoro e ciò che non facevo da borghese di mia spontanea volontà qui debbo farlo per forza.
Non vedo l'ora di venire un po' quassù, oggi per esempio c'era un sole cocente ed all'istruzione si sudava come a Luglio.
Per quando verrò a casa preparate un buon risotto che ne ho una voglia pazza, qui di riso se ne intendono come noi dei fichi d'india ed una volta che ne hanno comperato una partita era tutta di quella che noi diamo alle galline ed era immangiabile.
Questa chiacchierata tanto per farvi sapere che godo buonissima salute e appetito formidabile e che desidero di abbracciarvi presto anticipando due baci fin d'adesso.
Aff.mo Figlio

Nella lettera compare però anche l'ansia per una malattia del padre. Sono infatti quelli i mesi in cui l'influenza Spagnola cominciava a colpire e a mietere vittime in un paese già stremato dalla guerra.
Anche in questa cartolina del 5 Gennaio la la salute è al centro dell'interesse:


Grosseto giorno 5 ore 9

Proseguiamo fra 1/2 ora. Chi sa se arriverò questa sera a Caserta? Non soffro di alcun disturbo sto benissimo.
Baci

A fine maggio la scuola ufficiali è finalmente finita e Giuseppe è già di servizio a Merano, nelle terre irredente:

25-5-19 - Merano
Salute come sempre ottima.
Ho trovato Mazza lo stagnino ed altri miei compagni di scuola uff.
Punizioni non ne ho ricevute.
Aff.mi baci

I territori, sebbene già da qualche mese sotto controllo italiano, data la natura montuosa richiedono ricognizioni e sopralluoghi:

27-5-19 Merano

Quest'oggi partirò con una pattuglia per prendere possesso di un rifugio e per eseguire una ricognizione su questi monti.
La pattuglia è composta da uomini fidati, vecchi praticissimi dell'alta montagna scelti da me. Siccome non ritornerò a Merano che fra quattro o cinque giorni non impensieritevi se non riceverete posta.
 L'equipaggiamento, sacchi a pelo, ski, piccozza, coperte, maglione, calzettoni di lana ecc ecc mi è stato fornito dalla compagnia.
Scrivete, fino ad oggi non ho ricevuto ancora niente.
Aff.mi baci

A inizio luglio però il battaglione viene trasferito nella zona di Mantova, forse per essere usato in azioni di polizia dato lo stato di agitazione dell'area:

Medole 13-7-19
Cari genitori,
domani in battaglione parte per destinazione direi quasi ignota (Milano?).
Io naturalmente ne seguirò le sorti. E' assodato che a Medole si ritornerà fra una quindicina di giorni. Parto quindi con bagaglio molto ridotto. Attualmente non ho bisogno di niente.
La mia cassetta la lascio al magazzino della mia fureria che resta sempre qui a Medole.
Scrivetemi all'indirizzo:
4° alp. - Batt. Intra - 7° comp. - zona guerra
Per mio conto cercherò di tenervi informati giorno per giorno. 
La mia partenza non porta nessun ritardo sul mio congedamento.
Aff.mi baci

12-7-19
Cari Genitori,
Continuo nella mia solita vita, oggi abbiam fatto una marcia fino a Castel Goffredo. Qui non sono successi disordini però anche qui è stato applicato il calmiere di Mantova.
Salute sempre ottima.
Aff.mi baci
Figlio Giuseppe

Nonostante nella lettera del 13 si parli di congedamento questo è ancora bel lontano.
Nel '20 infatti è ancora di servizio ad Aosta...

29/10/20 - Aosta
Sono giunto qui felicemente. Fa fresco ma si sta molto bene. Colleghi simpatici, superiori buoni, appetito e mensa squisita.
Sono alloggiato all'albergo non essendovi camere disponibili.
Scrivetemi presto
S.T. Favergiotti Giuseppe
4° Alp. 41° Comp. Aosta

Aosta 19-12-920
Da due giorni cade abbondante la neve e se continua così per qualche tempo rimarremo certamente bloccati.
E' una cuccagna per noi perchè così si evita l'istruzione in piazza d'armi.
La salute mia è sempre perfetta e spero altrettanto di voialtri.
Auguro che possiate passar bene le feste di Natale mentre dal canto mio farò tutto il possibile.
Affettuosi baci

...mentre nel '21 è sulla linea di armistizio in Croazia:

Kastav, 19-2-21

Carissimi
Mi trovo abbastanza bene qui in un paesetto croato di qualche migliaio di abitanti. Il servizio non è pesante, l'aria è buona, appetito molto e salute sempre eccellente.
L'unico inconveniente è la mancanza assoluta di acqua, che dobbiamo far arrivare quassù per mezzo di botti. Ho comperato ad Aosta le scarpe 92£.
Aff.mi baci

26-2-21
Carissimi.
sempre mi trovo in buona salute.
Probabilmente fra poco sgombreremo questo territorio e scenderemo ad Abbazia in attesa di rientrare ad Aosta fra qualche mese. Qui si sta bene per intanto.
Aff.mi baci

Nella lettera seguente è interessante seguire il percorso che deve affrontare la Posta Militare prima di arrivare a destinazione:

Ca Forestale, 1 Marzo

Carissimi,
da sette giorni mi trovo quì, lungo la linea coi serbo-croati-sloveni. Non mi trovo mica male. Siamo in mezzo alla neve, accantonati in baracche di legno e dormiamo nei sacchi di pelle di capra. Non è come dormire nel mio letto di Novara ma pur essendo un po' scomodi, si sta al caldo. L'aria è buona, c'è appetito e salute, non avete quindi da pensar male. Il servizio non è pesante: un po' di vigilanza, pattuglie notturne e diurne e basta.
Il male è che fin'ora ho ricevuto notizie da voi solo una volta. E' vero che prima di giungere a me la posta deve fare un lungo giro. Da Volosca ove si trova il comando di Divisione sale per mezzo di carrette fino a Kastav ove si trova il Batt. Aosta, di li sempre a mezzo di carrette va a Klana ove ci sono le nostre salmerie e giunge finalmente qui per mezzo dei muli a basto che ci portano i viveri. Come vedete il giro è un po' lungo. Ad ogni modo se vi è possibile scrivete almeno una volta a settimana una lettera. Se avete qualcosa da dire, non adoperate cartoline, prima di giungere qui saranno lette da almeno cinquanta conducenti. Io farò di tutto per tenervi al corrente di ciò che mi accade.
Affettuosi Baci vostro figlio.

Nei mesi successivi continua la solita attività, mentre il rientro ad Aosta viene sempre rimandato:

23-3-21

Scusatemi se scrivo un po' di rado, ma in questi giorni sono stato sempre assente per eseguire ricognizioni. Partirò di nuovo al giorno 25 e starò assente tre o quattro giorni. E spero sia l'ultima.
Entro la prima quindicina di Aprile probabilmente rientriamo ad Aosta.
Salute come sempre più che ottima.
Aff.mi auguri di Buona Pasqua e carissimi baci

Kastav 28-3-21
Carissimi,
son ritornato dalla mia escursione sano e più in gamba di prima. Ora mi trovo qui a Kastav alla sede del Battaglione. C'è poco da fare e si sta abbastanza bene. Pare che la partenza del battaglione per l'Italia sia stata rimandata, non si sa di quanto. Ad ogni modo, tolta la lontananza da casa io mi trovo benissimo anche qui.
Salute sempre ottima.
Aff.mi saluti e baci

5-4-21
Non so se avete già ricevuto notizia che la partenza del Battaglione per Aosta è stata rimandata, speriamo di poco.
Ad ogni modo io mi trovo benissimo anche qui dove c'è poco da fare.
Salute più che ottima.
Aff.mi baci

Kastav, 9-4-921
Carissimi,
scrivo pur non avendo nulla d'importante da comunicarvi tanto perchè sappiate come mi trovo sempre bene.
Lavoro poco e passo buona parte della giornata facendo passeggiate coi soldati. Mi sono fatto fare una divisa nuova grigioverde perchè la vecchia è ormai indecente. La butto via perchè non saprei come trasportarla, con me ho già il sacco a pelo che ingombra e la mantella bleu che in caso di trasloco ingombra da sola buona parte di una cassetta. Resto però sempre con due divise, una di fatica (quella che mi son fatto fare colla mantellina a Novara) e la nuova che servirà nelle occasioni.
Intanto per ora non ho bisogno di niente.
Mangio e bevo bene, dormo meglio ed aspetto che il tempo passi e che il Battaglione si decida a rientrare, potrò così riabbracciarvi in qualche breve scappata a casa.
Affettuosi saluti e cari baci.

Il battaglione però non rientra e, un mese dopo, si trova sulle stesse posizione impegnato nei passaggi di consegna dei territori alla truppe serbe, di cui ci tramanda delle interessanti testimonianze:

10-05-921
Carissimi,
sebbene, sempre per causa di questo maledetto sciopero ferroviario, le vostre notizie siano un po' rare scrivo sapendo quanto piacere vi fa il ricevere mie nuove.
Sono rientrato alla sede del Battaglione a Kastav in attesa di recarmi più oltre, lungo la linea di occupazione nostra. Perchè si è già cominciato lo sgombero di queste terre e per il giorno 14 le truppe serbe saranno a pochi kilometri da Kastav lungo la linea provvisoria.
Il paese però sarà ancora occupato dagli Italiani fino a nuovi ordini.
Durante queste zone di operazioni abbastanza delicate nulla di anormale è successo finora; un'ora dopo che gli italiani hanno sgombrato un paese entrano loro; musiche, sbandieramenti, canti, grande entusiasmo nella popolazione ma nessun grido ostile al nostro indirizzo. Il contegno dei nostri alpini è troppo fermo e deciso ed i serbi riconoscono di essere troppo male armati.
A Ternodizia le autorità serbe nel prendere possesso del municipio si accorsero che esisteva ancora una bandiera italiana da noi dimenticata. Un ufficiale in persona è venuto a restituirla alle nostre linee.
Vedete dunque che ci temono abbastanza e ci rispettano profondamente. Ci hanno dato più filo da torcere a Ca' Forestale.
Ora pare che si siano fatti fin troppo remissivi perchè al minimo incidente cesserebbe lo sgombero e si procederebbe forse ad altre occupazioni ciò che non converrebbe a loro.
La mia salute è sempre più che buona e accenno a diventare anche più grasso e più nero; da unasettimana c'è un sole che spacca le pietre. Appena ci sarà possibile andremo giù al mare a far dei bagni.
Attendo ansioso vostre notizie, spero siano buone.
Affettuosi saluti e baci carissimi, figlio Giuseppe

Con questa cartolina si concludono le testimonianze giunte fino a noi.

A cura di
Arturo E.A.

Note:
(1) D.l. lgt. 10 febbraio 1918, n.132, in Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Rgno d'Italia, 1918, pp. 265-266; le istruzioni fissavano la sessione della leva 1900 tra il 26 febbraio ed il 31 maggio 1918 (circolare 18 febbraio 1918, n.73, in "Giornale Militare Ufficiale", 1918, pp. 149-157)
(2) Tratto da "La grande guerra '15'18: i quattro giuramenti clusonesi" di Sergio Giudici, pubblicato su "Araberara" del 09/08/2013, p. 8, 55;

mercoledì 6 aprile 2016

I caduti castellettesi nella Grande Guerra


Il comune di Castelletto Sopra Ticino, sito in provincia di Novara e luogo natio dello scrivente, all'alba del primo conflitto mondiale contava circa 5000 abitanti e, alla fine del conflitto, i caduti in guerra furono circa 110.

Ora, in occasione del centenario, grazie ad una ricerca curata dal sig. Giuseppe Paternoster e dal sottoscritto il Gruppo Storico Archeologico Castellettese ha voluto rendere omaggio ai compaesani coinvolti in quel conflitto attraverso una pubblicazione che, ripercorrendo le storie del Monumento ai Caduti e del Parco della Rimembranza, permetta di perpetuare il ricordo delle vite di chi non fece più ritorno

La ricerca completa è disponibile a questo link:



A cura di
Arturo E.A.

Fonti:
- Sito del Gruppo Storico Archeologico Castellettese http://www.gsac.it/

venerdì 25 marzo 2016

Breve ricordo del capitano Vittorio Faitini, caduto nella battaglia di Sciara Zauia

Ad integrazione del post relativo al tenente Giuseppe Orsi e al fatto d'armi di Sciara Zauia del 26 ottobre del 1911 (vedi qui), ci sentiamo in dovere di dedicare un breve contributo anche ad un altro sfortunato protagonista di quella giornata: il capitano Vittorio Faitini.

Il capitano Vittorio Faitini, dell'84° Reggimento Fanteria (1865-1911) (cartolina da coll. privata).

Vittorio Faitini era nato a Verona il 19 giugno 1865. Entrato diciottenne alla Scuola Militare di Modena nel 1883, ne era uscito due anni dopo col grado di sottotenente. Assegnato all'Arma di Fanteria e promosso al grado di tenente, si era sposato ed aveva poi compiuto con successo la Scuola di Guerra. Promosso capitano nel 1902, insignito del cavalierato dell'Ordine della Corona d'Italia, era stato destinato all'84° Reggimento Fanteria della Brigata "Venezia" [1].

Poliglotta, con vari interessi letterari si era dedicato anche alla traduzione di alcuni testi dal tedesco [2]. In particolare, nel 1900 aveva pubblicato la traduzione del volume Selbsttätigkeit der Führer im Kriege, pubblicato quattro anni prima dal generale tedesco Wilhelm Hermann Von Blume [3]. Per queste sue qualità, promosso capitano, gli era stata affidata la docenza del corso di lingua tedesca presso la Scuola Militare di Modena, abbandonando temporaneamente il suo reparto. Ancora, nel 1909, aveva pubblicato un fortunato Dizionario tecnico-militare tedesco-italiano e italiano-tedesco per l'esercito e la marina [4]

La stampa ce lo descrive quale "valente ufficiale, dotato di bella intelligenza e di molta erudizione", sottolineando come fosse "simpaticamente conosciuto a Modena" [5].
Nel corso dell'estate del 1911, tuttavia, Faitini fu trasferito ed assegnato all'84° Reggimento Fanteria della Brigata "Venezia", di stanza a Firenze.

Per quanto concerne le successive vicende del reparto, selezionato per far parte del contingente destinato all'occupazione della Tripolitania, si rimanda al post relativo a Giuseppe Orsi.
In questa sede, basti ricordare che il reggimento - facente parte della 1^ Brigata della 1^ Divisione Speciale, imbarcato a Napoli, lasciò le coste italiane il 9 ottobre, sbarcando presso Tripoli il giorno 11.

Mappa di Tripoli tratta dal fondo del ten. Roberto Ariani; il punto rosso indica la posizione di Sciara Zauia (ove poi sarebbe stato edificato un fortino); il punto blu indica la "casa di Giamail bey" (collezione privata A.E.A.).
L'84° Regg. Fanteria - al comando colonnello Arturo Spinelli - si trincerò poi nei pressi di una manciata di casupole, in una località denominata "Sciara Zauia", posta alla periferia meridionale della città di Tripoli. Qui, rimanendo sulla difensiva, il reparto già il 23 ottobre dovette affrontare una puntata offensiva dei Turco-Arabi, costituente un'azione di diversivo rispetto all'attacco principale, lanciato contro le posizioni di Sciara Sciat, occupate dai Bersaglieri dell'11° Reggimento.
All'alba del 26 ottobre, i Turco-Arabi attaccavano il centro della trincea che correva tra Bu-Meliana e la "caserma di cavalleria", occupata al momento dalla 7^ compagnia dell'84° Fanteria, al comando del capitano Luigi Margery Hombert. Nel violentissimo combattimento caddero, tra gli altri, il capitano Hombert, e il tenente Giuseppe Orsi. La compagnia era in grandissima difficoltà, e la trincea fu parzialmente occupata dagli assalitori.

Le notizie giunsero in breve presso la "caserma di cavalleria", ove aveva sede il comando dell'84° Reggimento, e dov'era accantonata, quale riserva di battaglione, la 12^ compagnia [6]. Il colonnello Spinelli, avuta contezza della situazione, ordinò dunque al capitano Faitini, in comando interinale del battaglione, di assumere il comando diretto della 12^ compagnia, e di muovere verso il luogo del combattimento, per portare rinforzi alla 7^, che rischiava di soccombere.

Faitini eseguì e si mise in marcia con i suoi. Sinché, "allo sbocco di un sentiero", la 12^ compagnia si trovò "accerchiata da quasi duecento nemici" [7]. Ne nacque dunque un furioso combattimento, nel quale Vittorio Faitini trovò la morte.
Così vennero descritti gli ultimi istanti del capitano :
"Il capitano Faitini [rectius] è caduto fra i primi. Un soldato al quale l'otturatore del fucile non funzionava osservava l'arma. Una palla ha colpito precisamente l'otturatore spezzandolo, e un grosso frammento d'acciaio è andato sul viso del capitano colla violenza di una scheggia di bomba, uccidendolo all'istante" [8].

Alla memoria del bravo ufficiale, fu conferita Medaglia d'Argento al Valor Militare, con la seguente motivazione:
"Comandante interinale di battaglione, nell'accorrere alle trincee con parte delle truppe di riserva, affrontò orde di rivoltosi, combattè con fermezza e bravura e vi perse la vita." - Sciara Zauia, 26 ottobre 1911.

Monumento ai caduti negli scontri del 23 e del 26 ottobre 1911 (cartolina d'epoca, collezione privata).
Le spoglie del Faitini, insieme a quelle degli altri caduti della giornata, dapprima inumate presso il piccolo monumento eretto sul luogo del combattimento, sarebbero poi state traslate presso l'Ossario dell'84° Reggimento Fanteria (oggi, a quanto se ne sappia, andato distrutto).

Il monumento a sinistra indica la prima sepoltura del Faitini (foto tratta dal fondo del ten. Roberto Ariani, collezione privata A.E.A.) 

Ossario dei caduti dell'84° Reggimento Fanteria (cartolina d'epoca, collezione privata).

A cura di Niccolò F.

NOTE:
[1] Annuario degli ufficiali...cit.
[2] L'Illustrazione....cit., p. 490.
[3] L' iniziativa dei comandanti in guerra - Traduzione dal Tedesco del tenente Vittorio Faitini, con prefazione del tenente colonnello E. Barone, Torino - Francesco Casanova Editore, 1900
[4] Vittorio Faitini, Dizionario tecnico-militare tedesco-italiano e italiano-tedesco per l'esercito e la marina, Modena,  Soliani, 1909.
[5] L'Illustrazione....cit., p. 490.
[6] A. De Martino, La Guerra...cit., p. 118.
[7] A. De Martino, La Guerra...cit., p. 119.
[8] A. De Martino, La Guerra...cit., p. 119-120. Il nome del capitano è erroneamente storpiato in Frattini.

BIBLIOGRAFIA
- Annuario degli Ufficiali del Regio Esercito, Anno 1910.
- Antonio De Martino, La Guerra Italo-Turca, la conquista della Tripolitania e Cirenaica, Società Libraria Italiana, New York, 1912.
- Istituto del Nastro Azzurro, database online delle decorazioni al Valor Militare.
- L'Illustrazione Italiana, num. 45, 1911.

domenica 6 marzo 2016

La Battaglia dell'Oasi - Il tenente Giuseppe Orsi e i fanti dell'84° Reggimento nella battaglia di Sciara Zauia


In questo periodo storico di grande fibrillazione politica e strategica nel Nord Africa, e in specie nella regione libica, e alla vigilia di un possibile intervento militare italiano, appare interessante rispolverare le memorie della Guerra Italo-Turca, ormai risalenti a più d'un secolo fa. Riproponiamo dunque un breve contributo, già pubblicato in altre sedi editoriali [1], relativo a un protagonista dei primissi scontri avvenuti in Tripolitania nell'ottobre del 1911: il tenente Giuseppe Orsi.

Giuseppe Orsi nacque a Napoli il 2 gennaio del 1885: il padre, Nicola, era un affermato medico, mentre la madre, Concetta, era sorella di Francesco Cimmino, poeta e canzoniere noto al tempo [2]. Nel 1905, compiuti i vent'anni, Orsi fu chiamato a prestare il servizio militare: arruolato, fu assegnato all'arma di fanteria,  guadagnandosi poi i gradi da sottotenente. Terminato il servizio di leva, Orsi decise di proseguire la carriera nel Regio Esercito. Dopo alcuni trasferimenti, fu destinato all'84° Reggimento Fanteria della Brigata "Venezia", di stanza a Firenze, e nel 1910 fu promosso al grado di tenente [3]. Gli anni successivi trascorsero nell'ordinarietà della vita di caserma, sino al fatidico 1911.

Giuseppe Orsi, sottotenente dell'84° Reggimento Fanteria Brigata "Venezia" (collezione privata).

In quell'anno, il Governo italiano, sotto la guida di Giovanni Giolitti, concentrò le proprie attenzioni su due periferici vilayet (distretti) dell'Impero Ottomano, che però rivestivano grande importanza strategica per le politiche mediterranee dell'Italia: la Tripolitania e la Cirenaica. Del resto, già nel 1906, nel corso della conferenza di Algeciras, il Regno d'Italia aveva ottenuto che tali regioni fossero formalmente riconosciute come propria "zona di interesse". Il 28 settembre 1911, in seguito ad  alcuni incidenti diplomatici alquanto pretestuosi, ma utili a fornire il casus belli, l'ambasciatore italiano a Constantinopoli consegnò alla Sublime Porta, il ministero degli esteri ottomano, un ultimatum che, nonostante l'atteggiamento conciliante dei Turchi, non lasciava aperti spiragli all'ipotesi di una risoluzione diplomatica del conflitto. La risposta turca non giunse, e alle ore 14 del 29 settembre, scaduto il termine dell'ultimatum, una squadra di cacciatorpediniere italiani aprì il fuoco contro una nave turca. La "Guerra Italo-Turca" era iniziata.

La prima parte delle operazioni militari fu, dunque, affidata essenzialmente alla Regia Marina, che si trovava già con forze consistenti al largo delle coste africane. Nel frattempo, in Italia, fervevano i preparativi per costituire e far affluire in Africa il corpo di spedizione che avrebbe dovuto provvedere all'occupazione delle due regioni contese. Difatti, sebbene lo sbarco in Tripolitania fosse un'ipotesi sulla quale lo Stato Maggiore italiano si esercitava, più o meno scopertamente, da circa una decina d'anni, la vera preparazione al conflitto era iniziata solo da poche settimane: nel corso del mese di settembre del 1911, col richiamo della classe di leva del 1889, il reperimento dei materiali e, soprattutto, delle navi necessarie a trasportare uomini e mezzi sulle coste africane. Scelti poi i reparti con i quali costituire il Corpo di Spedizione, nei primi giorni di ottobre essi furono fatti affluire verso le città di Napoli e Palermo, donde si sarebbero imbarcati alla volta dell'Africa.
Tra essi vi era anche l'84° Reggimento Fanteria al completo, il quale - insieme all'82° reggimento della Brigata "Torino" e ad altre truppe di supporto - costituiva la 1^ Brigata della 1^ Divisione Speciale, al comando del ten. gen. Guglielmo Pecori Giraldi. Da Firenze, dunque, il reparto fu trasferito, in ferrovia, verso Roma, e poi da qui a Napoli. Si può immaginare l'emozione con la quale il tenente Orsi apprese la notizia che il suo reparto, prima di imbarcarsi, avrebbe attraversato le vie della sua città natale. Tra l'8 e il 9 ottobre, difatti, tutti i reparti, giunti a Napoli, furono fatti sfilare sino al porto, per essere imbarcati. Le truppe attraversarono i viali della città partenopea in un'atmosfera di grande festa ed entusiasmo, salutati da una massa imponente di popolazione, e dallo stesso Re Vittorio Emanuele III. Nel pomeriggio del giorno 9, le prime dodici navi del convoglio si staccarono dalle coste italiane, con la prora rivolta verso l'Africa. L'84° Regg. Fant. era imbarcato sul piroscafo "America", il quale, insieme al "Verona", era una delle navi più moderne e veloci del convoglio. Dunque, quando in Italia giunsero le notizie del primo attacco turco, sferrato nella notte tra il 7 e l'8 ottobre, i comandi decisero di distaccare dal convoglio proprio queste due navi, per farle giungere il prima possibile presso le coste di Tripoli. Il presidio italiano già presente in città, infatti, era costituito dai soli 1700 fanti di marina sbarcati il 5 ottobre. I due piroscafi attraccarono di fronte a Tripoli intorno alle ore 10 dell'11 ottobre e subito iniziano le operazioni di sbarco, ostacolate dalle difficili condizioni del mare, dei primi 5000 uomini arrivati: essi facevano appunto parte dell'84° Regg. Fant., di due battaglioni del 40°, e di un battaglione dell'11° Reggimento Bersaglieri. 

Organigramma del 1° Scaglione del Corpo di Spedizione in Tripolitania (da USSME, La campagna di Libia 1911-1912).

Nella notte successiva, il resto del convoglio lasciò la Sicilia, per giungere a destinazione nella mattinata del giorno 12. In attesa del secondo scaglione (altri tredici piroscafi, in partenza da Napoli), il gen. Carlo Caneva (comandante del Corpo di Spedizione), ordinò lo schieramento delle truppe già sbarcate. Approfittando della zona di sutura tra l'oasi di Tripoli - che cinge la città - ed il deserto, proprio su tale linea fu predisposto il sistema difensivo italiano, costituito da trinceramenti scavati nelle dune e protetti da reticolati di filo spinato. Nei giorni seguenti, dunque, i soldati italiani furono impegnati più che altro a presidiare le posizioni conquistate, tenendo l'occhio vigile verso il deserto, ove, dopo una debole resistenza, si erano ritirate le truppe turche. L'84° Regg. Fanteria - comandato dal colonnello Arturo Spinelli -, in particolare, si trincerò nei pressi di una manciata di casupole, in una località denominata "Sciara Zauia", posta alla periferia meridionale della città di Tripoli (per una panoramica generale delle posizioni occupate dagli Italiani nei dintorni della città, si rimanda al nostro precedente post: Le ridotte nei dintorni di Tripoli - 1911/1913).

Mappa di Tripoli tratta dal fondo del ten. Roberto Ariani; il punto rosso indica la posizione di Sciara Zauia (ove poi sarebbe stato edificato un fortino); il punto blu indica la "casa di Giamail bey" (collezione privata A.E.A.).

Frattanto, la popolazione indigena, dopo un'iniziale accoglienza apparentemente benevola, stava mutando disposizione d'animo nei confronti degli occupanti: vari episodi minori segnalavano questo cambiamento, che rendeva assai più problematica la situazione del nostro contingente. Le operazioni rimasero in stallo per oltre una settimana, e i rari tentativi dei Turchi, rinforzati da gruppi di arabi, di effettuare degli attacchi di sorpresa, vennero subito stroncati dalle truppe italiane. Ciò determinò nei comandi italiani un pericoloso senso di sicurezza. Il mattino del 23 ottobre, infatti, l'11° Reggimento Bersaglieri - al comando del col. Gustavo Fara -, schierato nel villaggio di Sciara Sciat, alle propaggini orientali dell'oasi di Tripoli, fu improvvisamente attaccato da un nutrito contingente di truppe turche. Tale azione, velocemente respinta, era però solo un diversivo rispetto all'attacco principale, sferrato, alle spalle dei bersaglieri, da una miriade di guerriglieri arabi nascosti nell'oasi. Nel frattempo, gli altri reparti del contingente italiano, tra i quali l'84° Fanteria, erano bloccati da altre azioni diversive e non potevano accorrere in soccorso dei bersaglieri. Il tenente Orsi, al comando di un plotone della 7^ compagnia dell'84° Reggimento, partecipò alla battaglia, respingendo coi suoi fanti un assalto degli arabo-turchi, che avevano tentato di sfondare le nostre linee nei pressi della "Caserma di Cavalleria", ov'erano accantonati due squadroni dei Cavalleggeri di Lodi (15° Reggimento). Nei pressi della "caserma", sorgeva un altro edificio, la "casa di Giamail bey": essa era una sorta di "villa fortificata", requisita appunto al dignitario locale Giamail Bey (o Giammil). Lo schieramento dell'84° fanteria si snodava appunto tra tale edificio e, ad est, le trincee occupate dall'82° reggimento della brigata "Torino".
Nonostante la strenua resistenza dei nostri, il bilancio della giornata del 23 ottobre fu pesantissimo: oltre cinquecento uomini, tra soldati e ufficiali del solo 11° Bersaglieri, massacrati. A questo drammatico episodio, seguirono giorni di rastrellamenti e perquisizioni, alla ricerca di "traditori" e "ribelli": numerose furono le fucilazioni sommarie e gli arresti, che contribuirono ad acuire ulteriormente l'ostilità verso i nostri soldati, segnando una pagina poco onorevole per le nostre armi.

Il peggio, tuttavia, doveva ancora venire. Nella notte tra il 25 ed il 26 ottobre, venne notata, dai nostri ricognitori aerei, una frenetica attività del nemico, nella zona immediatamente a sud di Tripoli. In particolare, truppe regolari turche e, soprattutto, bande armate di arabi furono segnalate in avanzamento verso le posizioni italiane. All'alba, la fanteria turca, sostenuta anche da un rado ma efficace fuoco d'artiglieria, si lanciò all'attacco delle trincee italiane nei pressi del forte Messri, nella zona sud est del nostro schieramento. Ma, anche stavolta, si trattava di un diversivo: l'azione principale era infatti diretta a sfondare lo schieramento italiano proprio nella zona di Sciara Zauia, attorno alla "Casa di Giamail Bey", ove, come si è detto, erano schierati i fanti dell'84° ed i cavalleggeri del "Lodi".
Un ufficiale dei cavalleggeri descrisse così la fase iniziale dello scontro: "Lo squadrone appiedato accorse verso le trincee, le quali erano state assaltate sul fronte da un piccolo drappello di cavalleria nemica seguito a breve distanza da numerosa fanteria turca ed araba, mentre alle spalle delle trincee stesse un’orda numerosissima di arabi traditori effettuava simultaneamente un altro attacco[...]".
Enrico Corradini - giornalista, scrittore e fondatore dell'Associazione Nazionalista Italiana -, inviato a Tripoli, così descrisse il prosieguo della battaglia: "sulla sinistra della Villa di [Giamail, n.d.A.] Bey guardando il deserto, le trincee furon rotte e grandi masnade d'arabi deliranti si buttaron dentro. Sulla sinistra della Villa stava la 6^ compagnia e sulla destra la 7^ col capitano Hombert.  Il 4° plotone della 6^ compagnia, all'urto degli arabi dal di fuori, non resse e si ritirò sopra la sua compagnia. Gli arabi per quella breccia si rovesciaron dentro come una fiumana e uniti con altri di loro che durante la notte eran riusciti sullo stesso punto a insinuarsi nell'oasi per sentieri fondi e coperti dal deserto, e ad appostarsi dietro muri e ciglioni, tentarono d'accerchiare la 6^ e la 7^ compagnia. La 6^ fece fronte interno e si sottrasse all'accerchiamento, ma contro la 7^ il movimento riuscì. Il capitano Hombert chiese rinforzi e li ebbe, ma non bastarono; la compagnia fu spezzata e sbandata [...]". 
Tutto pareva perduto, per i fanti della 7^: il capitano Luigi Margery-Hombert ordinò di ripiegare, ma la manovra risultava impossibile, senza qualcuno che rimanesse a copertura della compagnia in ritirata. 

Il tenente Orsi, resosi conto della situazione, capì che solo il sacrificio suo e dei suoi uomini poteva consentire al resto della compagnia di ripiegare, e di portarsi in salvo. Quel ragazzo di ventisei anni, gettato in mezzo al deserto dal destino e dalla Storia, trovò così nel suo cuore il coraggio per gridare ai propri uomini: 
"Questo è il nostro posto, stringetevi attorno al vostro tenente; qui dobbiamo sostenere l'onore del nostro reggimento!". 
Così si consumò il dramma del giovane ufficiale napoletano, e del suo manipolo di uomini, accerchiati e decimati dal fuoco serrato dei nemici, tanto superiori di numero. Con la sciabola ancora in pugno, già ferito, Orsi fu colpito due volte al petto, ma trovo ancora la forza per pronuniare un'ultima frase: 
"Avanti, avanti ragazzi! Viva il Re, viva l'Italia!".
Una rara immagine della "Casa di Giamail bey" e del punto esatto ove si consumarono gli ultimi istanti di vita di Giuseppe Orsi, è contenuta nel fondo fotografico del ten. Giuseppe Ariani, al quale è già stato dedicato un articolo di questo blog (vedasi Le ridotte nei dintorni di Tripoli - 1911/1913 ).
Foto tratta dall'Archivio del ten. Roberto Ariani, che mostra il punto ove cadde il ten. Giuseppe Orsi (foto originale, collezione A.E.A.)

Colpito nuovamente alla testa, si accasciò esanime. Avrebbe raccontato, anni dopo, lo zio, avv. Raffaele Orsi: "Si trovò schiacciato l’orologio da una palla, ed altra perforò nel portafoglio la reliquia più cara, che il valoroso combattente aveva portato nelle lontane plaghe, il ritratto del padre suo".
Sempre nel portafogli, furono trapassati anche un biglietto da visita e una banconota, che presentiamo qui sotto:

Un triste cimelio: banconota da 5 Lire e biglietto da visita, perforati da proiettile, rinvenuti nel portafogli del ten. Orsi (collezione privata).
Nel frattempo, il col. Spinelli, comandante l'84° Reggimento, era riuscito a radunare i suoi fanti e, ricevuti rinforzi, con una ben riuscita manovra aggirante, riuscì a prendere i turco-arabi in una sacca, proprio intorno alla "Casa di Giamail bey". Per il nemico, non c'era scampo: la più parte degli assalitori caddero uccisi, il resto si diede alla fuga. Nel trambusto del momento, l'8^ compagnia dell'84° Reggimento riuscì addirittura a catturare la "bandiera del Profeta", lo stendardo verde che i ribelli tripolitini sventolavano in battaglia (e che sarebbe poi divenuto la bandiera dello Stato libico sotto il regime di Gheddafi).

A sera, l'84° Reggimento contò le proprie perdite: quarantaquattro tra soldati, graduati e sottufficiali, e quattro ufficiali. Essi erano: il capitano Luigi Margery Hombert, da Bagno a Ripoli, comandante la 7^ Compagnia; il capitano Vittorio Faitini, da Verona, comandante interinale del II Battaglione dell'84°; il tenente Lionello Bellini, da Firenze; il tenente Giuseppe Orsi. Le loro spoglie, dapprima inumate presso il piccolo monumento eretto sul luogo del combattimento, sarebbero poi state traslate presso l'Ossario dell'84° Reggimento Fanteria (oggi, a quanto se ne sappia, raso al suolo). 

Monumento ai caduti negli scontri del 23 e del 26 ottobre 1911 (cartolina d'epoca, collezione privata).


Ossario dei caduti dell'84° Reggimento Fanteria (cartolina d'epoca, collezione privata).

Alla memoria del giovane ufficiale napoletano, nel 1912, sarebbe stata conferita la Medaglia d'Oro al Valor Militare, con la seguente motivazione:
«Essendo in trincea, attaccato da forze soverchianti di fronte ed a tergo, resisté con fermezza e con molto ardimento. Avvertito che il grosso della compagnia si ritirava, ordinò al suo plotone di serrarsi attorno a lui, dicendo : "Questo è il nostro posto, stringetevi attorno al vostro tenente; qui dobbiamo sostenere l'onore del nostro reggimento!". Morì in mezzo ai suoi soldati.» - Sciara Zauia, 26 ottobre 1911.

A Giuseppe Orsi furono tributate molte onoranze: il Comune di Napoli, tra l'altro, fece murare una lapide commemorativa sulla sua casa natale - in Via Foria - e ne fece poi realizzare un busto bronzeo, ancora oggi conservato presso la sede del Municipio (visibile qui: busto del ten. Orsi conservato presso Palazzo San Giacomo - Napoli ).

Lapida murata sulla facciata della casa natale del tenente Orsi a Napoli (dall'opuscolo commemorativo, collezione privata).

Ma forse, il suo ideale epitaffio è quello vergato dal Vate, Gabriele d'Annunzio, nei versi della sua "Canzone della diana":
"Su, compagnia dello stendardo verde, Ottava! Su, la Settima, col prode Orsi! L'inferno di Giammìl si perde...".

A cura di Niccolò F. 

NOTE:
[1] In MILITES - n°48, gennaio/febbraio 2012, p. 26 e ss.
[2] La famiglia Orsi era originaria di Casapulla, in provincia di Caserta; tale Comune dedicò poi una via alla memoria di Giuseppe Orsi.
[3] Voce Orsi, Giuseppe, in Enciclopedia Militare, op. cit., Vol. 5, p. 682.

BIBLIOGRAFIA:
- In memoria di Giuseppe Orsi - tenente nell'84° Fanteria, Napoli, R. Tip. Giannini, 1914.
Voce Orsi, Giuseppe, in Enciclopedia Militare - Arte, Biografia, Geografia, Storia e Tecnica militare, Istituto Editoriale Scientifico - Il Popolo d'Italia, Milano, 1933.
- Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, La campagna di Libia 1911-1912, Libreria dello Stato;
- S. Romano, La Quarta Sponda, Longanesi, 2005.
- D. Temperino, Storia del reggimento "Cavalleggeri di Lodi";
- R. Orsi, Gli uomini illustri di Casapulla;
- G. Volpe, Italia Moderna,Vol. II, Firenze, Le Lettere,  2003.
- E. Corradini, La conquista di Tripoli.