Capitando di
passare dalla bella città di Pavia, il “curioso di storie” non dovrà mancare
una visita alla sede del celebre ateneo cittadino. A far da cornice ai
bei chiostri, stanno infatti numerosissime lapidi - spesso arricchite da busti
o rilievi dei dedicatari - che ricordano personaggi illustri del mondo
accademico pavese. Tra questa moltitudine, una, in particolare, attira
l’attenzione del cultore di storia militare: quella dedicata ad Adolfo Viterbi,
geodeta e patriota. Di lui, nelle righe che seguono, tracceremo un conciso
ritratto.
Nato a Mantova,
il 27 settembre del 1873, da un’agiata famiglia israelita, dopo gli studi
classici si iscrisse alla facoltà di ingegneria dell’Università di Bologna.
Laureatosi, nel 1896, presso l’Università di Messina, negli anni seguenti si
dedicò al perfezionamento della propria formazione, a Pisa, Gottinga, e infine
a Padova. Qui, nel 1901, ottenne il brevetto di ingegnere civile la libera
docenza in meccanica razionale. Nel
1903 si trasferì presso l’università di Pavia, ove, nel 1907, divenne direttore
del gabinetto di geodesia. Già da due anni, intanto, era stato incaricato
dell’insegnamento di geodesia teoretica,
ottenendo la cattedra nel 1910. A proposito delle sue posizioni politiche, è
stato osservato che, in gioventù, era stato stretto da fraterna amicizia al
matematico Tito Camillo Cazzaniga, esponente del socialismo mantovano, dal che
si dedurrebbe una, perlomeno, antica adesione del Viterbi alla medesima
corrente politica. Di sicuro, Viterbi fu tra coloro che, allo scoccare della primavera fatale del 1915, fu
intimamente conquistato dall’idea interventista. Bello sarebbe poter definire
in quale delle eterogenee correnti dell’interventismo italiano potesse
collocarsi la passione patriottica del professore: ma, in questa sede, oltre
non si potrà procedere, in assenza di documenti.
Quel che è certo, è che
l’impegno ideale del Viterbi si tradusse immediatamente in azione concreta:
alla notizia dell’entrata in guerra dell’Italia, egli – sottotenente in
congedo, ma in quel momento esente da ogni obbligo militare – chiese
l’arruolamento volontario nel Regio Esercito. Fu – in conseguenza della sua
formazione ingegneristica – dunque incorporato nell’arma del Genio, ed
assegnato al 1° Reggimento Genio Zappatori, di stanza proprio a Pavia.
Le note
difficoltà nel definire i teatri di impiego delle unità del Genio, rendono
assai difficoltoso ricostruire la successiva vicenda bellica del Viterbi. L’ardimento
del professore, tuttavia, apre uno spiraglio di luce in questo senso: nella
primavera del 1916, egli si trovava coi suoi uomini nel settore di Cima Vezzena,
nelle Prealpi Vicentine, sull’Altopiano di Asiago. Il 20 maggio, mentre infuriava
l’Offensiva di Primavera sferrata
dall’esercito Austro-Ungarico contro il fronte degli altipiani, Adolfo Viterbi
attendeva, col suo plotone, a lavori di rafforzamento delle posizioni nei
pressi della Malga Marcai di Sopra.
La posizione, assai esposta, era bersaglio di un martellante tiro di
distruzione delle artiglierie austriache, che disturbava ma non fermava il
lavoro dei genieri italiani. Sinché, al tacere dell’artiglieria, i nostri si
avvidero che il nemico stava avanzando pericolosamente verso di loro.
Abbandonate pale e piccozze, i genieri presero le armi, e, al comando del sottotenente
Viterbi, si lanciarono al contrassalto. Nel corso del combattimento che ne
seguì, Adolfo Viterbi cadde gravemente ferito. Per il contegno dimostrato in
questa occasione, fu decorato con la medaglia di bronzo al valor militare:
“Volontario di
guerra, a capo di un plotone del genio, attendeva, con sereno animo, ai lavori
di rafforzamento in una posizione avanzata verso il nemico, fatta segno ai suoi
continui tiri di distruzione, finché, reso tale lavoro impossibile per un
attacco avversario, concorreva con animo invitto, alla testa dei suoi uomini,
alla difesa della posizione stessa, dando così esempio di spiccate virtu’
militari. Ferito, era costretto suo malgrado a ritirarsi dal posto tanto
nobilmente ed efficacemente tenuto fino allora. – Marcai di Sopra, 20 maggio
1916.”
In seguito,
ripresosi dalle ferite, fu promosso al grado di tenente, e destinato – in
considerazione delle sue preziose conoscenze tecniche e scientifiche –
all’Istituto Geografico Militare, a Firenze. Viterbi, ultraquarantenne, già
decorato al valore e ferito in combattimento, avrebbe ben potuto ritenersi
soddisfatto di quanto aveva già compiuto per il suo Paese, accettando
serenamente il trasferimento. Invece, non potendo tollerare di restare in una
posizione così sedentaria, chiese con
insistenza di essere nuovamente inviato al fronte. Nell’accontentarlo, i
comandi lo destinarono comunque ad un incarico tecnico, assegnandolo alla
“sezione cartografica” della III Armata, ubicata a Cervignano. Il professor
Viterbi, tuttavia, non era ancora soddisfatto.
Trascorsi alcuni mesi,
l’occasione per tornare al centro dell’azione gli fu data dalla progettata
offensiva che avrebbe dato luogo all’Undicesima Battaglia dell’Isonzo: egli si offrì
dunque come “ufficiale segnalatore”, incarico che espletò con tale zelo da
meritare la promozione al grado di capitano per
merito di guerra. In seguito, fu trasferito presso il comando della 28a
Divisione di fanteria, ove prestò servizio nei mesi successivi, sino
all’autunno. In tale posizione si trovava anche quando, nella fatidica notte
tra il 24 e il 25 ottobre 1917, sull’esercito italiano si abbatté l’offensiva
austro-tedesca che avrebbe determinato il funesto ripiegamento sino al Piave.
Ancora una volta, Adolfo Viterbi non ebbe dubbi su cosa fare: si propose,
nuovamente, quale ufficiale osservatore, portandosi nelle zone ove i
combattimenti erano più aspri.
Il ripiegamento dell’esercito italiano sulla
linea del Piave, si concluse, tendenzialmente, intorno al 12 di novembre, quando
fu completato lo schieramento difensivo. Ma Viterbi, neppure in queste mutate
circostanze, decise di tornare al suo incarico presso il comando di
divisione. Così, il 18 novembre 1917, egli uscì, per l’ennesima volta, in
osservazione oltre le linee difensive italiane, presso l’ansa di Sant’Osvaldo,
nei pressi di Fossalta di Piave. Fu colto da una scarica di mitragliatrice, che
non gli diede scampo. Alla sua memoria, fu conferita la medaglia d’argento al
valor militare alla memoria, con la seguente motivazione:
“Uomo di
scienza, volontario di guerra, dedicò ogni sua attività alla Patria, alle sue
rivendicazioni. Ferito, volle subito tornare in linea. Necessità superiori
imponevano che egli ponesse a vantaggio dell’esercito le sue vaste cognizioni
scientifiche. Ottemperò, e fu mirabile nell’opera e nei risultati. Non appena
possibile, domandò ed ottenne di ritornare dove si combatteva. Quivi, avanti ai
reticolati, con sacrificio mirabile e cosciente, chiuse nell’adempimento più
scrupoloso del mandato affidatogli una vita fatta di ideali e di devozione al
suo Re e alla sua Patria. – Trentino, 1916 – Ansa di Sant’Osvaldo, 18 novembre
1917”.
Anche dopo la
morte, il professore non smise di essere utile agli Italiani: a coronamento
delle numerose attività filantropiche che aveva già svolto in vita, dispose per
testamento ingenti liberalità a varie istituzioni benefiche della sua città,
Mantova, che gli fu poi riconoscente, dedicandogli una piazza, e una lapide
marmorea posta sulla sua casa natale. Ancora di recente, nel 2001, alla memoria
di Adolfo Viterbi l’Università di Pavia ha intitolato alcuni suoi uffici.
La bella lapide murata presso l'ateneo pavese, e dalla quale ha preso le mosse questo post, reca questa epigrafe, con la quale ci par bello accomiatarci dalla sua figura:
"Per deliberazione della facoltà di Scienze di questo ateneo, dove Adolfo Viterbi insegnò geodesia e di dove, suonata la grande ora del pericolo, mosse animoso come volontario di guerra, al sacrificio, alla morte, alla gloria resti consacrato in questo marmo il ricordo di lui, esempio nobilissimo e puro di quanto possa nelle alte anime l'amore della Patria e della Giustizia".
A cura di Niccolò F.
BIBLIOGRAFIA
G. Ciaramelli, Adolfo Viterbi, soldato, geodeta e
filantropo, in La Reggia, Anno XIX, n. 73, Ottobre 2010.
Voce Viterbi, Adolfo, in Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti - Treccani (edizione del 1937).
Albo d’oro dei
decorati della provincia di Mantova.
Annuario della
R. Università di Pavia per il biennio 1918-1919, pag. 44.
Onore! Capitano Professor Viterbi.
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